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Roma, 17 ottobre - “Il lavoro nero e irregolare in Italia ha raggiunto livelli record nel 2023, con un valore stimato di 198 miliardi di euro (+8,2%, pari a +15mld rispetto al 2022) e 3mln e 132mila lavoratrici e lavoratori coinvolti (+4,9%, pari a +145mila). Questo fenomeno riflette un grave peggioramento dei diritti e delle tutele ed è l’effetto di politiche sbagliate e non incisive, della riduzione della capacità produttiva, del calo della qualità nella produzione di beni e servizi e della crescita della concorrenza sleale verso le tante imprese serie che rispettano leggi e contratti”. Così la segretaria confederale Cgil, Maria Grazia Gabrielli, e il responsabile appalti, lotta al lavoro nero Cgil nazionale, Alessandro Genovesi, commentano i dati diffusi oggi dall’Istat sull’economia non osservata.
Per Gabrielli e Genovesi: “Occorre un cambio di rotta radicale, con interventi volti a favorire non solo più controlli e presidio del territorio, ma modelli di impresa diversi, con vincoli e condizionalità per operare sul mercato e per aumentare il conflitto di interessi tra evasori e consumatori. Interventi ormai orientati alla compliance, i subappalti a catena o la proposta di deresponsabilizzare i committenti nella filiera della moda non risolvono il problema, ma rischiano di ampliarlo, favorendo illegalità e infiltrazioni criminali”.
“Serve al contrario - sottolineano i due dirigenti sindacali - la generalizzazione di meccanismi di congruità nei principali settori, dall’obbligo di rispettare specifici indici in agricoltura per poter vendere o trasformare i beni agricoli e per poter beneficiare dei contributi pubblici a quanto, per esempio, proposto unitariamente dal sindacato dei tessili con indicatori di rispetto dei costi medi per tipo di produzione e fatturato”. Inoltre, secondo Gabrielli e Genovesi “è necessario un intervento generale di defiscalizzazione dei contributi previdenziali a favore di famiglie e lavoratori nel settore domestico, dalle badanti alle baby sitter, prendendo atto del fallimento di strumenti come PrestO o il libretto famiglia. Servono Indicatori Sintetici di Affidabilità Contributiva più legati al rapporto tra quantità di beni e servizi e numero minimo di lavoratori necessari”.
“Serve - aggiungono Gabrielli e Genovesi una riforma strutturale della Bossi Fini per permettere a migliaia di migranti già presenti nel Paese di rompere il ricatto dei caporali e poter accedere ai permessi di soggiorno. E potremmo continuare nell’elenco di proposte che come Cgil e unitariamente da tempo stiamo avanzando e portando avanti, a partire da una maggiore responsabilità di chi, spesso grande impresa, vive strozzando piccole imprese, fornitori, piccoli produttori e relativi lavoratori e lavoratrici”.
“Il punto di fondo è capire se esista la volontà politica, da parte del Governo e delle grandi imprese, di colpire chi sfrutta i lavoratori e le lavoratrici, chi fa utili dichiarando solo parzialmente costi e fatturati sottraendo ogni anno al Paese centinaia di miliardi che potrebbero finanziare sviluppo, crescita e protezione sociale, rendendo l’Italia più giusta, sostenibile e competitiva”. Concludono Gabrielli e Genovesi.