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Roma, 6 maggio - "La crisi attraversa ormai l'intero sistema produttivo e manifatturiero italiano. Ai settori tradizionali della metalmeccanica, della chimica di base, della moda e delle TLC, si sono aggiunti progressivamente in queste settimane crisi dell’agroalimentare, del commercio e del manifatturiero. Davanti a questo disastro e ai continui record negativi il Governo e il Ministro Urso, invece di riflettere sul totale fallimento delle politiche economiche e industriali adottate e di assumersene la piena responsabilità, insistono con l'ipocrisia e le distorsioni di una narrazione ormai vuota su boom dell'occupazione e crescita dei salari". È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
Il dirigente sindacale spiega che "solo nelle ultime settimane hanno varcato i portoni del Mimit anche le crisi di Diageo, azienda piemontese di imbottigliamento, di Plasmon, di Conforama, dell’azienda della moda Vallesi e della bellunese Ceramica Dolomiti: migliaia di lavoratrici e lavoratori a rischio che si aggiungono ai 115.291 che già da mesi vivono sulla loro pelle l’incertezza del proprio futuro occupazionale".
"Un’escalation drammatica - prosegue - che rende ancor più profonda la crisi dell’industria italiana, caratterizzata da una produzione negativa che si protrae ormai da 25 mesi consecutivi e da un calo del fatturato che, nel solo 2024, ha subito una diminuzione del 4,3%, con una stima di perdite di ricavi superiori a 40 miliardi di euro".
Gesmundo aggiunge che "anche i dati pubblicati dall’Osservatorio Statistico Inps su cassa integrazione guadagni, fondi di solidarietà e disoccupazione per i settori industriali sono drammatici: a marzo 2025 sono state autorizzate più di 55,5 milioni di ore di ammortizzatori sociali rispetto ai 33,4 milioni di ore dello stesso mese del 2024 (+66,19%), con un contestuale aumento del ricorso ai fondi di solidarietà (+46,37% rispetto a marzo 2024). Nell’industria, in particolare, si registra un aumento del ricorso alla cassa integrazione straordinaria del 147,71% rispetto a marzo 2024".
"Sarebbe necessario un atto di umiltà e occorrerebbe una grande operazione di verità nei confronti del Paese", sostiene il segretario confederale della Cgil. "Il lavoro stabile e dignitoso sta scomparendo, mentre aumentano povertà, precarietà e, come ci conferma ancora una volta l’Inps, anche l’incertezza sul futuro. Centinaia di migliaia di famiglie si ritrovano ormai confinate nel recinto degli ammortizzatori sociali, di fatto escluse dal mondo del lavoro".
"Il referendum dell’8 e 9 giugno - conclude Gesmundo - ha tra gli obiettivi soprattutto quello di riportare al centro del dibattito la condizione materiale di milioni di cittadine e cittadini, per un lavoro di qualità, stabile e sicuro, temi sui quali il Governo sceglie di indicare come soluzione quella dell’astensionismo, dimostrando una scarsissima responsabilità istituzionale e la totale assenza di sensibilità democratica".
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