Roma, 21 luglio - “La Corte Costituzionale ha accolto le argomentazioni proposte da Rete Lenford e dalla nostra Organizzazione, una nuova vittoria in tema di congedi per le famiglie omogenitoriali”. Lo afferma, in una nota il responsabile dell’Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale, Sandro Gallittu, che sottolinea: “La norma che consentiva soltanto al padre di fruire del congedo di paternità obbligatorio (10 giorni di astensione dal lavoro retribuiti al 100%, art. 27 bis del D. Lgs 151/2001), escludendo da quel congedo la seconda madre, determina una violazione del divieto di discriminazione per orientamento sessuale stabilito dal diritto dell’Unione europea e del principio di uguaglianza dell’art. 3 della Costituzione italiana”.

“La vicenda sottoposta alla Corte costituzionale all’udienza discussa lo scorso 6 maggio nasce - spiega Gallittu - da un’azione “collettiva” avviata nel maggio 2023 davanti al Tribunale di Bergamo direttamente da ‘Rete Lenford - Avvocatura per i diritti LGBTI+’ ed è stata il frutto di una proficua collaborazione con la nostra Organizzazione, siamo infatti intervenuti nel processo per aderire alla posizione di Rete Lenford”.

Secondo il responsabile dell’Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale: “Pur in un periodo di negazione dei diritti, ancora una volta gli avanzamenti nel nostro Paese si producono grazie alla nostra Costituzione e alla magistratura giudicante”. “Rappresenta una grande soddisfazione che la nostra Organizzazione sia stata parte di questo salto in avanti attraverso la fruttuosa collaborazione con Rete Lenford cui vanno i ringraziamenti per il grande lavoro svolto. In questo caso peraltro - aggiunge Gallittu - l’intervento della Corte supera l’inerzia del legislatore nazionale che avrebbe potuto e dovuto legiferare sul tema quando ha recepito la Direttiva 2019/1158 che obbliga gli Stati membri a estendere il congedo di paternità anche al secondo genitore equivalente se riconosciuto”.

“La Cgil si dimostra anche stavolta parte attiva nel difendere i diritti di lavoratrici e lavoratori a un trattamento non discriminatorio occasionato dalle loro caratteristiche personali e lo fa non solo nei posti di lavoro, ma anche in ogni altro ambito in cui questo diritto viene difeso e sostenuto”, conclude Gallittu.