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Roma, 5 novembre - “Esprimiamo grande preoccupazione per la decisione del consiglio ambiente europeo di ieri che rappresenta un netto arretramento dell’impegno europeo nell’azione climatica. I ministri hanno concordato una serie di modifiche alla legge sul clima che riducono sostanzialmente le ambizioni europee”. Lo si legge in una nota della Cgil nazionale.
“Viene confermato l’obiettivo di ridurre le emissioni del 90% al 2040, ma si introducono una serie di condizioni per farne fallire il raggiungimento. Ogni due anni - sottolinea la Cgil - l’obiettivo dovrà essere rivisto, il 5% della riduzione delle emissioni sarà coperta dai crediti di carbonio internazionali e la Commissione valuterà la possibilità per gli Stati membri di utilizzare un ulteriore 5% di tali crediti a livello nazionale”.
“Viene ribadita più volte la scelta della neutralità tecnologica, che consentirà di perseguire la decarbonizzazione promuovendo i biocombustibili, il motore endotermico, il nucleare, la CCS e altre false soluzioni che - prosegue la Confederazione - rallenteranno la transizione energetica con tutte le connesse ripercussioni negative: clima, salute, costi energetici, perdita di competitività delle imprese, povertà energetica, effetti sulla salute. Si propone, inoltre, di rinviare di un anno l’entrata in vigore del sistema delle aste sulle quote di carbonio ETS2 per gli edifici e il trasporto su strada, di rinviare la graduale eliminazione delle quote gratuite nell'ambito dell'ETS nel settore industriale e di rivedere il meccanismo di adeguamento del carbonio”.
“I ministri - aggiunge la Cgil - hanno anche ‘definito’ un NDC (obiettivo di riduzione delle emissioni) fra il 66,25 e il 72.5% al 2035 dell'UE nell’ambito dei negoziati ONU sul clima ad appena pochi giorni dall’avvio della COP30 di Belém. Una forbice che lascia aperta la possibilità di attestarsi sull’obiettivo minimo. Le decisioni dei ministri dell’ambiente confermano la volontà di smantellare il green deal, a partire dalla legge per il clima, cedendo alle rivendicazioni dei governi negazionisti fra cui l’Italia.
Per il sindacato di corso d’Italia: “la neutralità tecnologica e la necessità di rallentare la transizione per evitare impatti socioeconomici, compresi gli effetti sull'occupazione fanno parte di una narrazione manipolata, finalizzata solo a difendere un vecchio sistema produttivo, tecnologicamente arretrato e in crisi irreversibile”.
“Ribadiamo la necessità di accelerare una Giusta Transizione per contrastare gli effetti drammatici del cambiamento climatico, per ridurre i costi energetici e cogliere l’opportunità di uno sviluppo sostenibile con il rilancio di un sistema produttivo decarbonizzato e la creazione di nuova e buona occupazione. L’imminente COP30 è un’occasione che non dobbiamo sprecare e l’Europa - conclude la Cgil - dovrebbe assumere posizioni ambiziose in materia di riduzione delle emissioni, finanza per il clima e giusta transizione”.






