Secondo i dati Inps, nel 2022 il numero di dipendenti in somministrazione con almeno una giornata retribuita nell’anno era pari a 974.511 persone.

Una forma contrattuale che negli ultimi due anni ha visto assunzioni per circa un milione di lavoratori l’anno. Peccato che in un anno altrettante siano le cessazioni, a conferma dell’utilizzo di questa forma contrattuale come insostituibile strumento di flessibilità. Il suo utilizzo è soprattutto nelle aziende del Nord, che coprono il 70 per cento dell’utilizzo totale.

La somministrazione è usata anche nella pubblica amministrazione: i lavoratori erano 13.520 nel 2020, 14.180 nel 2021, con un incremento del 4,9 per cento. Ma la crescita dal 2012 al 2021 è stata importante: più 78,3 per cento.

Ecco un possibile identikit.

  • Il 35,4 per cento dei lavoratori in somministrazione ha contratti part-time, di questi 6 su 10 sono donne.
  • Il numero medio di giornate retribuite per un lavoratore in somministrazione si ferma a 131. Di conseguenza la retribuzione media non arriva ai 10.000 euro, raggiunge quasi gli 11.000 euro per gli uomini e si ferma agli 8.000 euro per le donne.
  • Un lavoratore su cinque ha tra i 20 e i 24 anni; quasi 8 su 10 assunti con la qualifica di operaio.

Dall’iniziale lavoro interinale (introdotto con la L.196/1997) al lavoro in somministrazione poi (D.lgs. 276/2003), ogni intervento normativo è andato nell’unica direzione di liberalizzarne l’uso: niente causali nei primi 12 mesi come per il contratto a termine, aumento costante dei limiti quantitativi, nessun obbligo di stabilizzazione e nessun diritto di precedenza. Esistono poi molte ipotesi di esclusione che rendono le limitazioni quantitative esistenti inefficaci: in alcune aziende il numero di lavoratori in somministrazione raggiunge anche l’80/90 per cento del totale degli assunti a tempo indeterminato. E questo vale nelle aziende con migliaia di dipendenti così come nelle piccole aziende.

È una forma contrattuale tra tre soggetti, lavoratore, somministratore e utilizzatore, a cui si applicano due contratti nazionali, quello della somministrazione e quello applicato dall’utilizzatore. I diritti Il rapporto di lavoro è soggetto alle dinamiche commerciali che legano agenzie e aziende utilizzatrici: ecco perché i contratti si possono interrompere improvvisamente anche al verificarsi di infortuni o malattie, a seguito di una gravidanza, della necessità di un congedo o a calo di volumi produttivi.

Il contratto in somministrazione può essere sia a tempo determinato che indeterminato, quest’ultimo con missione a termine o a tempo indeterminato. I lavoratori in somministrazione a tempo indeterminato rappresentano il 25 per cento del totale dei lavoratori in somministrazione.

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La contrattazione nazionale di settore ha previsto una serie di diritti, sindacali e formativi tra gli altri, prestazioni e misure di tutela, anche tra una missione e l’altra, rendendo questa forma di lavoro flessibile più tutelante per lavoratori e lavoratrici rispetto a tante altre e aumentando la rappresentanza sindacale.

Sebbene la parità di trattamento prevista dalla norma sia ineludibile, l’aggiramento di norme e contratti non mancano, come il sotto-inquadramento e la reiterazione dei contratti, anche di brevissima durata (anche solo 1 giorno); tutto ciò lascia i lavoratori incerti sul proprio futuro.

Un sistema che permette di sostituire posizioni di lavoro stabili con un turnover di lavoratori precari anche per diversi anni, sempre sotto la scure di una ravvicinata scadenza contrattuale e senza la

certezza di una stabilizzazione. Ogni giorno al fianco di lavoratori che fanno lo stesso lavoro, nello stesso luogo, con gli stessi ritmi e usando gli stessi macchinari ma con diritti e tutele uguali sulla carta ma non sempre applicati.

È sbagliata a giudizio della Cgil la strada intrapresa da questo governo, che negli ultimi interventi legislativi ha favorito un’ulteriore estensione e superamento dei limiti percentuali all’utilizzo di questa forma contrattuale. Non abbiamo condiviso queste iniziative, le abbiamo contestate ed emendate: continueremo a contrastarle con tutti gli strumenti e in tutte le sedi.

La contrattazione costituisce una risposta importante e un valore per tutte e tutti. A maggior ragione lo è il contratto collettivo nazionale della somministrazione scaduto da 20 mesi, la cui trattativa di rinnovo è stata interrotta dalle associazioni datoriali, tanto da far proclamare alle tre categorie confederali interessate uno stato di agitazione oggi in corso.

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