La proposta di Legge di Bilancio 2022 non da alcuna risposta significativa ai temi previdenziali 
Il sindacato confederale da tempo chiede al Governo una vera riforma della previdenza che, superando l’impianto della legge Fornero, renda più EQUO e SOLIDALE il sistema:

  • garantendo la possibilità di andare in pensione:
    1. a partire dai 62 anni di età
    2. con 41 anni di contributi a prescindere dall’età
  • riconoscendo la diversa gravosità ed usura dei lavori
  • valorizzando previdenzialmente il lavoro di cura e delle donne
  • garantendo ai disoccupati di lunga durata l’accesso a una prestazione pensionistica
  • introducendo una pensione di garanzia per i più giovani, per chi svolge lavori poveri e discontinui
  • rafforzando il potere di acquisto delle pensioni e incrementando la 14^mensilità, allargandone anche la platea dei percettori.
  • rilanciando le adesioni alla previdenza complementare.

E’ pertanto necessario che si avvii un confronto che abbia come obiettivo non più norme temporanee o sperimentali ma una vera riforma della previdenza che dia certezza alle persone e risposte a tutte le generazioni, a tutti i generi e a tutte le forme di lavoro.

→ Video card - Pensioni #CambiaManovra  

Pensioni, #CambiaManovra
Pensioni, #CambiaManovra


No a quota 102. Serve una pensione di garanzia per giovani, più sostegno a donne, ai lavoratori disoccupati, discontinui e precoci e forti incentivi per la previdenza complementare.
Possibilità di pensione:
- da 62 anni di età.
- con 41 anni di contributi senza limiti di età.
Migliorare Opzione donna e rafforzare l’Ape sociale estendendo la platea dei lavori gravosi e usuranti.

Ezio Cigna è responsabile Politiche previdenziali della CGIL nazionale

→  La piattaforma unitaria per la riforma previdenziale

→ Per scaricare il video clicca qui col tasto destro e 'salva link/destinazione con nome'

Inoltre è necessario che il Governo modifichi la proposta di Legge di bilancio, aumentando le risorse previste per la previdenza. Quota 102 è una misura inutile e non risolve il problema dello scalone del dopo Quota 100, è necessario allargare la platea dei lavori gravosi e usuranti sia per l’Ape sociale che per i Precoci, bisogna abbassare il requisito contributivo per accedere all’Ape sociale come addetto alle attività gravose dai 36 ai 30 anni, a partire dall’edilizia e dall’agricoltura, bisogna riconoscere ai disoccupati di lunga durata la possibilità di accedere all’Ape sociale e alla norma sui Precoci, bisogna
consentire alle donne di accedere alle prestazioni con requisiti più favorevoli e che riconoscano il lavoro di cura e la maternità.
Vogliamo una vera flessibilità di accesso alla pensione per tutti e tutte ed un sistema più equo e solidale!