Ospite negli studi di Telenord, Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha fatto il punto sulla campagna referendaria incentrata sui cinque quesiti riguardanti il mondo del lavoro e la cittadinanza.
L'obiettivo primario: raggiungere il quorum per dare voce ai cittadini
"Siamo nel pieno della della campagna referendaria," ha dichiarato Landini. "Il nostro traguardo è il raggiungimento del quorum, il che significa mobilitare almeno 25 milioni di elettrici ed elettori in tutta Italia."
Un appello al voto per i diritti e contro le ingiustizie
Rivolgendosi direttamente ai cittadini, Landini ha lanciato un chiaro invito: "Invito tutti a recarsi alle urne. Vogliamo dialogare in particolare con coloro che da tempo hanno smesso di partecipare al voto, perché questo referendum offre ai cittadini l'opportunità di votare per i propri interessi, per ottenere diritti concreti e cancellare leggi inadeguate. Non si tratta di esprimere una preferenza per un partito o un governo specifico: è primariamente un voto per rafforzare i propri diritti, per riaffermare la centralità del lavoro, per porre fine alla precarietà, per fermare le tragiche morti sul lavoro e per riconoscere pienamente i diritti e la cittadinanza a coloro che contribuiscono attivamente al benessere del nostro Paese."
La flessibilità come illusoria leva di crescita: una critica netta
Landini ha espresso una forte critica nei confronti delle politiche di flessibilità del lavoro: "Ormai è evidente a tutti. La teoria secondo cui la flessibilità avrebbe stimolato la crescita del nostro Paese e attratto nuovi investimenti si è rivelata un fallimento. Credo che chiunque voglia onestamente tracciare un bilancio degli ultimi venticinque anni possa constatarlo. Il risultato tangibile è che stiamo assistendo a un'emigrazione significativa di giovani dal nostro territorio."
Le ripercussioni della precarietà sui giovani e sul tessuto sociale
"Quando ogni anno centomila giovani, tra laureati e diplomati, scelgono di lasciare il nostro Paese anziché rimanervi, ritengo che ciò debba indurci a una profonda riflessione," ha sottolineato Landini. "Stiamo perdendo talenti preziosi, non stiamo offrendo prospettive future concrete. Ci sono trentenni che raccontano di aver accumulato sette, otto anni di contratti a termine e vivono nell'incertezza più totale. Come può una persona in queste condizioni pianificare la propria esistenza? È chiaro che tutto ciò genera insicurezza, timore, competitività esasperata e indebolisce anche il nostro sistema produttivo e la qualità del lavoro. Dovremmo quindi comprendere che il vero punto cruciale non è la precarietà, ma investire nella stabilità occupazionale, nella formazione qualificata e nella valorizzazione dell'intelligenza nel lavoro."
Salari stagnanti e sfruttamento: un modello economico da superare
"Purtroppo, non solo il lavoro è diventato più instabile, ma anche chi lavora spesso si trova in condizioni di povertà a causa della mancata crescita salariale," ha denunciato Landini. "In Italia si continua a morire sul lavoro. Questo modello di flessibilità e precarietà, che presume che il mercato da solo possa risolvere ogni problema, ha consolidato un modo di fare impresa che non solo sfrutta i lavoratori, ma che inaccettabilmente porta alla perdita di vite umane."
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