Francesco Messina (Linguaglossa, Catania, 1900 – Milano, 1995)

Giovanissimo si trasferisce a Genova al seguito della famiglia. Qui impara a scolpire nei laboratori del marmo e all’Accademia Ligustica di Belle Arti ed entra in contatto con Montale, Quasimodo e altri poeti e intellettuali. Dopo una breve parentesi futurista, nel 1922 partecipa alla Biennale di Venezia e stabilisce rapporti amichevoli con Wildt, De Chirico, Manzù e Martini.

Dopo la partecipazione alle mostre di Novecento, nel 1932 si trasferisce definitivamente a Milano. Nel capoluogo lombardo gli viene affidata la cattedra di Scultura all’Accademia di Brera (1934) e, successivamente, la direzione del medesimo istituto (1936). Nel 1935 prende parte alla II Quadriennale di Roma (vi tornerà nel 1939, ’43, ’51, ’59, ’65 e ’72). Nel 1942, dopo aver partecipato alle più importanti esposizioni d’arte italiana all’estero (espone a Berna, Zurigo, Göteborg, Oslo, Monaco di Baviera, Parigi, Barcellona, Berlino, San Paolo del Brasile), vince il «Premio per la Scultura» alla Biennale di Venezia.

La critica lo considera uno degli scultori più significativi della nuova generazione e ne esalta la capacità di fondere classicismo ed espressionismo in uno stile nuovo e originale. Terminata la guerra, nel 1947 recupera la cattedra di Scultura a Brera da cui era stato temporaneamente allontanato con l’imputazione di averla diretta negli anni del regime fascista. In questo periodo modella figure e ritratti, spesso di dimensioni monumentali e animati da un dinamismo inquieto, come nel caso del Cavallo morente, eseguito nel 1966 per il Palazzo della Rai a Roma. Per realizzare opere imponenti soggiorna frequentemente a Carrara e a Pietrasanta. Prosegue frattanto la sua attività espositiva con numerose mostre in Italia e all’estero. A sette anni dalla grande mostra organizzata dalla Fairmount Park Association di Philadelphia (Usa), cui partecipano anche Arp, Brancusi, Giacometti, Laurens, Marino Marini e Picasso, nel 1956 tiene una personale alla XXVIII Biennale di Venezia. Successivamente allestisce importanti mostre di scultura e grafica a Mosca (Museo Puskin), San Pietroburgo (Ermitage), Parigi (Maison dell’Unesco), Vienna (Kunsthistorische Museum), Washington (Hirshon Museum), Tokyo (Museo Hakone).

(Andrea Romoli)


Il galletto, 1934, scultura in bronzo, 65,5x23x39 cm
(Foto: Alessandra Pedonesi e Aldo Cimaglia)