Nei cinque anni compresi tra l’XI Congresso di Roma (febbraio-marzo 1986) e il XII Congresso di Rimini (ottobre 1991), la CGIL cercò di uscire dall’angolo attraverso un importante processo di autoriforma che ebbe il merito di rilanciare la sua azione sindacale. A Roma Luciano Lama lasciò l’incarico di Segretario generale, che venne assunto da Antonio Pizzinato, il quale restò alla guida dell’organizzazione fino al 1988. Nel novembre 1988 il Direttivo elesse Bruno Trentin.

Fu proprio durante la Segreteria di Trentin che una serie di avvenimenti modificarono profondamente gli scenari internazionali, provocando effetti a catena anche in Italia. Nel 1989, infatti, la caduta del Muro di Berlino poneva fine a oltre quaranta anni di guerra fredda, innescando un processo di crisi irreversibile dei paesi comunisti dell’Est e della stessa Unione Sovietica, già scossa dalle riforme di Gorbaciov. In Italia la fine del comunismo reale indusse il PCI a mutare nome, simbolo e strategia, dando vita al progetto del Partito Democratico della Sinistra (PDS), destinato a subire la scissione “a sinistra” di Rifondazione Comunista. Anche la CGIL visse un delicato momento di transizione, sollecitata dagli eventi internazionali e nazionali; ma gli esiti furono diversi.

La CGIL aveva avviato un processo di autoriforma già prima della caduta del Muro. La crisi dell’unità con CISL e UIL, le divisioni sulla scala mobile, il rafforzamento del sindacalismo autonomo, furono le spie che portarono la CGIL a modificare alcuni aspetti essenziali della sua politica. Alla Conferenza di programma di Chianciano (aprile 1989) il gruppo dirigente lanciò le due parole d’ordine, “diritti” e “programma”, intorno alle quali costruire la nuova politica rivendicativa; inoltre, si avviava una discussione franca in tema di politica dei redditi, concertazione, riforma del sistema contrattuale, Europa.

Anche i cambiamenti organizzativi non furono da meno: tra la Conferenza di organizzazione di Firenze (novembre 1989) e il Congresso di Rimini, le tre componenti storiche (comunista, socialista e la Terza componente dei cosiddetti “senza partito”) decisero di sciogliersi, inaugurando una nuova fase nella storia della CGIL. L’approvazione, nel giugno 1990, della legge n. 146 che disciplinava il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e la firma dell’accordo interconfederale per l’istituzione di organismi unitari di rappresentanza nei luoghi di lavoro (marzo 1991) furono tra gli esempi più significativi della nuova convergenza programmatica tra i sindacati confederali