Gli obiettivi generali

Gli effetti devastanti, sotto il profilo sociale ed occupazionale, della grande crisi economica si sommano ai guasti causati negli ultimi vent’anni dalle politiche di precarizzazione del lavoro, di peggioramento delle condizioni sociali e reddituali di gran parte del lavoro dipendente e dei pensionati, di diminuzione delle tutele e dei diritti delle persone.

Si sono prodotte nuove fratture sociali non solo tra chi ha un lavoro e chi non lo ha, ma anche all’interno del mondo del lavoro che nella sua parcellizzazione ha fatto crescere il lavoro povero e una vasta area di lavoratrici e lavoratori a cui i diritti sono negati.

Tutto ciò ha alimentato una crisi dei soggetti di rappresentanza politica e sociale ed ha indebolito la qualità della democrazia.

In questo contesto, per le evidenti implicazioni che hanno le scelte di politica economica e sociale dell’Unione Europea sulle politiche dei singoli Stati nazionali, la CGIL ribadisce il proprio impegno a rafforzare la Confederazione Europea dei Sindacati (CES) e le sue articolazioni di Categoria.

Per questo, l’obiettivo del rilancio dell’iniziativa unitaria con CISL e UIL è per noi elemento strategico fondamentale per perseguire la riunificazione del mondo del lavoro, a fronte delle politiche divisive messe in atto in questi anni.

In questo quadro, le recenti misure adottate dal Governo, dalla Legge di Stabilità al Jobs Act, non faranno che aumentare il divario fra tutelati e non, riducendo la stessa platea degli inclusi.

La CGIL ha deciso di dare continuità alla propria strategia di contrasto alle misure inique e divisive contenute in tali provvedimenti, mettendo in campo un nuovo progetto di contrattazione inclusiva a tutti i livelli.

La proposta di un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori rappresenta un obiettivo centrale di questa strategia, poiché le politiche inclusive non consistono nella riduzione dei diritti per chi li ha, ma nella loro estensione ai tanti soggetti fino ad oggi ai margini delle tutele.

La profonda crisi della rappresentanza, che coinvolge anche il mondo delle imprese, è resa ancora più forte dall’attacco al ruolo e alle funzioni delle Organizzazioni Sociali.

Questa crisi riguarda anche la CGIL, che deve porsi l’obiettivo di accrescere la propria rappresentatività ed autorevolezza in ragione dei profondi mutamenti del mondo del lavoro. Con la firma della convenzione con l’Inps, può finalmente entrare in vigore il Testo Unico sulla rappresentanza e rappresentatività siglato con la Confindustria. Assieme all’obiettivo di una sua diffusione in tutti i settori ancora esclusi, la Conferenza di Organizzazione impegna tutte le strutture a realizzare il massimo sforzo per una rapida messa a regime del sistema di misurazione, nel quadro di un rinnovato impegno per estendere, attraverso il tesseramento, la rappresentatività della CGIL. L’estensione delle RSU e degli Accordi sulla rappresentanza e rappresentatività è obiettivo fondamentale di tutta la CGIL.

Attenzione va data, laddove non vi siano le condizioni contrattuali per l’elezione delle RSU, al ruolo delle RSA, che per la CGIL debbono essere espressione democratica delle iscritte e degli iscritti del luogo di lavoro dove operano. Pur mantenendo prioritario il ruolo delle RSU, in taluni settori e comparti, la RSA è figura di riferimento dell’azione sindacale, della rappresentanza e collante nel rapporto tra Organizzazione Sindacale e lavoratrici e lavoratori, il cui ruolo va valorizzato. Per tutte queste ragioni, la Conferenza di Organizzazione deve rappresentare l’occasione per determinare un cambiamento profondo della nostra Organizzazione, che abbia il segno di un rinnovamento liberamente e consapevolmente deciso e non indotto o, peggio ancora, imposto da iniziative altrui o da fatti esterni a noi. Un cambiamento che metta la CGIL nelle condizioni di aprirsi ancora di più al dialogo con la società e che offra all’insieme del Sindacato confederale un orizzonte per ricostruire una nuova soggettività del lavoro in grado di contrastare quegli elementi di svalorizzazione del lavoro che hanno segnato questi lunghi anni di crisi.

La Conferenza di Organizzazione è chiamata a decidere un cambiamento fondato sulla scelta di rafforzare la nostra democrazia rappresentativa e la partecipazione attiva e consapevole alla vita dell’Organizzazione, privilegiando ogni forma di collegialità di direzione a tutti i livelli, in alternativa a pratiche personalistiche o plebiscitarie, spesso piu’ rispondenti a bisogni mediatici che di reale coinvolgimento democratico, che stanno accompagnando lo svuotamento degli istituti della rappresentanza politica e istituzionale.

Vogliamo superare i limiti di burocratizzazione e verticalizzazione sempre più evidenti nelle dinamiche interne, spostare il baricentro della nostra iniziativa verso il territorio e i luoghi di lavoro, dando più ruolo e potere agli iscritti ed ai delegati, ampliare il coinvolgimento dei rappresentanti dei luoghi di lavoro e degli attivisti pensionati nella scelta dei gruppi dirigenti, snellire le strutture per arricchire il nostro intervento nella contrattazione in azienda, in quella sociale e territoriale e nell’attività di tutela individuale, sperimentare forme innovative di contrattazione inclusiva, investire sempre più nella formazione per accrescere il nostro tratto identitario e le competenze diffuse necessarie a cogliere le sfide nuove che siamo chiamati ad affrontare. Cambiare per radicarci ancora di più nel territorio, dando più forza e centralità alle nostre Camere del Lavoro, dotandole di ulteriori strumenti finanziari e completando in modo strutturale il percorso di redistribuzione delle risorse verso il territorio. Le Camere del Lavoro, intese come insieme tra Confederazione, Categorie e Sistema delle tutele individuali, rappresentano luogo essenziale della confederalità, che è e rimane il tratto identitario che ci dà forza e credibilità.

Una nostra ancor più forte autonomia è fondamentale per rafforzare il valore dell’azione collettiva e per affermare nuove solidarietà a fronte delle derive corporative ed individualiste che oggi caratterizzano la società. Il tratto del cambiamento e la capacità di rappresentarlo non può inoltre prescindere da un “punto di vista generazionale”. In un Paese dove il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 44%, la CGIL assume la questione giovanile come prioritaria delle proprie politiche e azioni rivendicative. Le possibilità di un ingresso stabile e qualificato nel mercato del lavoro per un giovane, infatti, rischiano di sparire definitivamente, con evidenti riflessi anche sui percorsi di sindacalizzazione, partecipazione alla vita sindacale e con ulteriori, prevedibili effetti a medio e lungo termine sul rinnovamento della platea dei delegati e dei quadri.

Per questo il nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori assieme alla ripresa della mobilitazione nei luoghi di lavoro, deve rappresentare, come definito dall’O.d.G. conclusivo approvato dal Comitato Direttivo della CGIL del 18/02/2015, una straordinaria iniziativa di contrasto al Jobs Act e di mobilitazione per il cambiamento della legge Fornero sulle pensioni, base per la costruzione di un progetto collettivo inclusivo del mondo del lavoro che ponga al centro i giovani. Vogliamo decidere, insomma, un cambiamento profondo, duraturo, leggibile e trasparente. Un cambiamento che rafforzi il tratto della nostra autonomia, che sempre deve sostanziarsi in un’originale capacità progettuale e propositiva.

Alcune scelte qui individuate, se approvate, potranno essere utili per offrire una base di riferimento per il lavoro della Commissione del Direttivo della CGIL sul regolamento del Congresso.

Per tutti questi motivi, la Conferenza di Organizzazione della CGIL intende affrontare i seguenti quattro temi:
◆Contrattazione inclusiva
◆Democrazia e partecipazione
◆Territorio e Strutture
◆Profilo Identitario e formazione sindacale
indicando per ciascuno di essi alcuni obiettivi specifici