Il 7 settembre è stato depositato in Corte di Cassazione il quesito referendario per la depenalizzazione della cannabis, che intende intervenire sia sul piano penale che delle sanzioni amministrative, rimuovendo le pene detentive per le condotte legate all’uso personale di cannabis, che oggi sono una delle cause maggiori del sovraffollamento carcerario, e che stigmatizzano fortemente i consumatori, anche laddove l’uso non sia problematico.

I quesiti referendari

I quesiti riguardano l’art. 73 della L. 309/90, nello specifico il comma 1: “Chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alla tabella I, è punito con la reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro 26.000 a euro 260.000”.

Viene eliminato il termine ‘coltiva’, al fine di depenalizzare la coltivazione della cannabis ad uso esclusivamente personale.

Interviene, inoltre, sul comma 4 del medesimo articolo, eliminando le pene detentive, ma lasciando quelle pecuniarie quando le condotte di cui al comma 1 riguardano la cannabis.

Per quanto riguarda, poi, le sanzioni amministrative, si interviene su quella maggiormente applicata, che è la più stigmatizzante, cioè il ritiro della patente di guida, e il divieto di conseguirla, al di fuori del caso di guida sotto l’effetto dell’uso di sostanze.

Per la CGIL la questione della coltivazione e del consumo di cannabis è una questione sociale importante, e da tempo la Confederazione si è pronunciata a favore della legalizzazione e della depenalizzazione dell’uso.

E’ tema che attraversa la giustizia, la salute pubblica, le libertà individuali, oltre che il diritto alla cura dei pazienti che ne fanno uso a scopo terapeutico. Preme infatti sottolineare che la coltivazione domestica riguarda anche molti malati che traggono beneficio dalla cannabis medica, ma che non riescono ad accedere alle cure per la insufficiente produzione ed importazione di questa.

I quesiti referendari proposti vanno in questa direzione, per cui la CGIL ha deciso di sostenere questa campagna referendaria, promossa da Forum Droghe, Antigone, Lila, Arci, Società della Ragione ed altre associazioni.

Come firmare

Le firme per richiedere questo referendum – che devono essere depositate entro il 30 settembre 2021 – possono essere raccolte anche digitalmente grazie a una modifica dei procedimenti introdotta con la legge di conversione del decreto legge 77/2021, che consente l’utilizzo dello SPID e sistemi analoghi. Questa modifica normativa semplifica notevolmente le campagne referendarie – come dimostra anche lo straordinario successo di questi primi giorni di raccolta firme – e rafforza la necessità di promuovere la più ampia informazione possibile sulle ragioni dei promotori al fine di garantire tra i cittadini un esercizio consapevole dell’istituto referendario che – diversamente dalle ben note e più comuni petizioni online -, è uno strumento di partecipazione previsto dalla Costituzione che incide direttamente sulla legislazione, abrogando una norma vigente approvata dal Parlamento.

La CGIL invita, dunque, a sostenere la campagna di raccolta firme accompagnandola con un’adeguata informazione.

Le modalità per firmare si trovano sul sito: www.referendumcannabis.it