Pubblichiamo di seguito la relazione della Segretaria confederale CGIL Daniela Barbaresi al convegno della CES “Il Futuro della Protezione Sociale e del Welfare State nell’UE. Un focus sull’Italia”


Ringraziamento per questa importante iniziativa di discussione e confronto su temi che per noi devono essere fondanti dell’identità dell’Europa e che vogliamo: solidarietà e giustizia sociale

Ringraziamento per il lavoro prezioso del Gruppo di alto livello e per le Raccomandazioni che ci consegnano.

Raccomandazioni importanti, che condividiamo e sosteniamo, con alcune precisazioni su una in particolare, confermando il nostro impegno nel perseguirle, soprattutto nei confronti del nostro Governo.

E’ necessario che il nostro Paese si adoperi per politiche coerenti ed è altrettanto importante un ruolo forte della CES nel chiedere all’Europa un impegno ancora più forte nei confronti dei Paesi membri nella verifica che quelle raccomandazioni vengano seguite e quegli obiettivi prioritari vengano attuati, a partire dall’Italia, dove purtroppo le scelte del Governo vanno spesso in direzioni diverse da quelle che noi vorremmo.

Povertà. Con 6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta e 15 milioni di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale, l’Italia è stato l’ultimo Paese in Europa a istituire uno strumento di contrasto della povertà di carattere universale, com’era il Reddito di Cittadinanza, e il primo (e spero l’unico) a cancellarlo, introducendo misure che dividono la platea, sulla base di criteri come l’età e la composizione del nucleo familiare, a prescindere dalle reali condizioni di bisogno e di povertà delle famiglie. Non basta avere 18 anni per essere occupabile, oltre al fatto che si può essere poveri pur lavorando.

Proposte: Necessità di ricostruire una misura universale di contrasto della povertà, interventi forti non solo in termini di sostegni economici ma anche di presa in carico complessiva dei bisogni (economici, abitativi, educativi, ecc.) e di investimenti nelle infrastrutture sociali.

Problema della povertà minorile con una quota di minori in condizioni di deprivazione materiale e sociale tra le più alte d’Europa che arriva fino alla deprivazione alimentare, ovvero non avere un pasto proteico al giorno o comunque il cibo necessario, che colpisce il 6% dei minori, uno ogni 17: numeri da Paese in via di Sviluppo e non da Paese del G7!

Infanzia. Consideriamo importante che proprio all’infanzia siano dedicate le prime due raccomandazioni: prevenire la povertà minorile e garantire l’accesso a servizi educativi e di cura sin dalla prima infanzia. Obietti strategici considerando i ritardi dell’Italia dove può accedere a un asilo nido solo un bambino su quattro.

Esprimiamo forti preoccupazioni per rimodulazione del PNRR in cui sono stati quasi dimezzati i posti in asili nido e scuole dell’infanzia da attivare (da 264 mila a 150 mila) che vedono allontanare gli obiettivi di Barcellona per il 2030.

Proposte: Necessario non solo realizzare le strutture ma anche che il Governo garantisca le risorse correnti per la gestione degli asili nido. Per arrivare all’obiettivo di Barcellona del 45% dei posti/bambini sono necessari 200 mila posti in più rispetto a quelli attuali per i quali occorrono 2 miliardi di euro in più all’anno per la gestione e almeno 45 mila educatori.

Attenzione alle dinamiche demografiche e alla denatalità ma soprattutto attenzione ai diritti dei bambini e bambini a percorsi educativi dai primi mesi di vita.

Lavoro. Garantire la qualità del lavoro e dell’occupazione, con retribuzioni adeguate e dignitose, con un salario minimo orario, rafforzando la contrattazione collettiva e valorizzando la rappresentanza delle organizzazioni.

C’è un problema di lavoro povero, precario, frantumato: solo un lavoratore dipendente privato su due ha un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato e un lavoratore dipendente privato su 4 ha una retribuzione lorda annua inferiore a 10 mila euro: significa che essere poveri pur lavorando.

Positivo l’incremento dell’occupazione ma attenzione ai dati perché non sempre la crescita degli occupati significa crescita dei posti di lavoro, poi la crescita non è dovuta a nuovi ingressi ma alla mancata uscita dal lavoro per effetto delle riforme pensionistiche e dell’allungamento della vita lavorativa. Valutare le ore lavorate. C’è poi un problema che riguarda giovani e donne.

Proposte: Contrastare la precarietà, ridurre le forme di lavoro precarie, intervenire sugli appalti, aumentare i salari, introdurre salario minimo orario, valorizzare la contrattazione collettiva e introdurre una legge sulla rappresentanza sindacale.

C’è un’emergenza salariale a cui vanno date subito risposte.

Previdenza. Tra le raccomandazioni si indica anche la promozione di vite professionali più lunghe. Su questo aspetto abbiamo molte perplessità e preoccupazioni perché la stagione dell’aumento dell’età pensionabile l’abbiamo già vissuta visto che l’Italia è il Paese con l’età per la pensione di vecchiaia più alta d’Europa dopo Grecia e Danimarca. Non solo. Con l’ultima Legge di Bilancio, il Governo ha ulteriormente peggiorato la condizione. Problema dei giovani, dei lavoratori precari e poveri, destinati, se non si agisce subito con correttivi adeguati, a pensioni in età troppo avanzata e con pensioni povere.

Proposte: Agire sul fronte del mercato del lavoro, contrastando precarietà e bassi salari e riformando il sistema previdenziale introducendo anche una pensione contributiva di garanzia. Serve riformare il sistema previdenziale per consentire un'uscita flessibile a 62 anni o con 41 anni di contributi, introducendo una pensione di garanzia per giovani e precari"

Sanità. Il Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale, sta vivendo una crisi senza precedenti e rischia di essere smantellato. Già oggi il raffronto con gli altri Paesi europei su spesa sanitaria, organici e retribuzioni del personale è impietoso e le scelte del Governo, anche con la Legge di Bilancio 2024 allontanano sempre più la sanità pubblica italiana dalla media europea.

Allarmante il rapporto tra Fondo Sanitario Nazionale e PIL che, dal 6,3% del 2024 scende fino al 5,9% nel 2026: il valore più basso degli ultimi decenni e la conferma della volontà politica del Governo di disinvestire e quindi, nei fatti, di proseguire nello smantellamento del SSN e nella privatizzazione della salute.

Inoltre, a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione, non si prevede alcun finanziamento per la non autosufficienza.

Preoccupante anche la rimodulazione della Missione 6 del PNRR si è tradotta in tagli (alle Case della Comunità, Ospedali di Comunità, posti letto nelle terapie intensive, interventi antisismici negli ospedali.

Proposte: Garantire un forte investimento del SSN aumentando il finanziamento sia in termini assoluti che in rapporto al PIL in maniera consistente e stabile per allineare l’Italia agli altri Paesi europei e garantire il potenziamento dei servizi di prevenzione, ospedalieri e territoriali; investire sul personale con un piano straordinario di assunzioni e incrementando le retribuzioni. Rilanciare la rete ospedaliera e soprattutto l’assistenza territoriale e la prevenzione. Sostenere le persone non autosufficienti.

Fisco. Fondamentale un fisco equo, progressivo, contrastando l’evasione, necessario per garantire la sostenibilità del sistema di welfare. Sbagliate le azioni del Governo che tolgono ai poveri e regalano a ricchi ed evasori: la riduzione delle aliquote IRPEF e il concordato fiscale vanno nella direzione opposta alla giustizia sociale.

Risorse. Il ritorno a misure di austerity in Ue, a cui il Governo Meloni ha dato il proprio assenso, con la riduzione del deficit previsto dal nuovo Patto di stabilità peserebbe per 25 miliardi di euro all'Italia nel bilancio dal prossimo anno. Ciò significa non solo l’indisponibilità di risorse ma ulteriori e insostenibili tagli e ulteriore sottofinanziamento dei servizi pubblici.

Metodo. Il Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali pone una grande attenzione al coinvolgimento delle parti sociali che svolgono un ruolo fondamentale. Anche questo, in Italia, è un nodo molto critico con il Governo che nega sistematicamente il confronto con le Organizzazioni sindacali.

Abbiamo presentato piattaforme su tanti temi, dal lavoro, al fisco, alla previdenza, alla sanità, alle politiche economiche ma su tutti i temi il Governo non ha accettato di confrontarsi e negoziare con noi, disconoscendo e svalorizzando il ruolo del sindacato.

Il Governo farebbe bene a riflettere sul fatto che la dialettica è più utile della compiacenza.

Mobilitazioni. Temi e rivendicazioni oggetto delle mobilitazioni e degli scioperi di CGIL e UIL di novembre e dicembre scorso e parte integrante della piattaforma che la CES ha posto alla base della propria mobilitazione dei mesi scorsi per un’Europa sociale, l’Europa che vogliamo dove il welfare è un investimento e non una spesa e il Pilastro europeo dei diritti sociali sia effettivamente tale, concreto, finanziato e fondante dell’identità europea.