Il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ha partecipato all’Incontro Internazionale “Osare la Pace”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, intervenendo al forum “Una pace disarmata e disarmante”, presieduto dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI.

Nel suo intervento, Landini ha sottolineato la gravità del momento storico e la necessità di una reazione collettiva per fermare la guerra e il riarmo. «Affermare oggi la pace significa essere in grado di bloccare non solo la guerra, ma anche un sistema che rischia di cambiare il mondo in cui viviamo», ha affermato.

Il leader della CGIL ha legato il tema della pace a quello della giustizia sociale e del lavoro, ribadendo come «pace e giustizia sociale o stanno assieme, o non ci sono né l’una né l’altra». Per Landini, il cuore della crisi globale è «una cultura politica che ha messo al centro il mercato e il profitto, e non più la persona e la giustizia sociale».

Richiamando il ruolo storico del sindacato, Landini ha ricordato la recente campagna internazionale promossa dal sindacato mondiale per «bloccare la politica del riarmo», denunciando che «la quantità di risorse destinate alle armi non ha precedenti nella nostra storia».

«La democrazia si difende praticandola», ha aggiunto, «mettendo le lavoratrici e i lavoratori nella condizione di partecipare alle scelte e di essere parte attiva di questo cambiamento».

Landini ha poi lanciato un appello alla solidarietà e alla responsabilità collettiva, sottolineando il ruolo dei giovani e delle donne che «scendono in piazza contro la precarietà e la politica del riarmo, chiedendo un futuro diverso».

«Oggi la lotta per la pace, per la solidarietà, per i diritti e per la giustizia sociale non sono cose diverse — ha concluso — sono la stessa battaglia. Dobbiamo invertire questa tendenza che riporta la guerra come strumento normale e costruire un modello di partecipazione democratica capace di cambiare davvero le cose».

Tra i relatori, insieme a Landini, anche figure di rilievo internazionale come Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, Muhammad Jusuf Kalla, presidente dell’Indonesian Mosque Council, Donia Kaouach, presidente della Fondazione Leaders pour la Paix, Tarek Mitri, vice primo ministro del Libano, Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, e Touch Sarith, presidente della Dhammaraingsei Buddhist Association della Cambogia.

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