Le elezioni politiche del 25 settembre 2022 si svolgono in un contesto profondamente segnato dalla pandemia COVID-19, dalle tragedie determinate dal conflitto in Ucraina e dalle incertezze nel panorama geopolitico globale, da una crisi ambientale che impatta in modo inequivocabile su ogni realtà mondiale.

Ciò aggrava un quadro di crisi economica e sociale che già colpiva il nostro Paese, l’Europa e gran parte dei Paesi stranieri, ancora incapaci di fornire una risposta alle necessarie transizioni ecologica e digitale che sappia coniugare sviluppo, equità e tutela per le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, le ragazze e i ragazzi che studiano e vogliono poi entrare nel mondo del lavoro.

Nello specifico della nostra realtà migratoria verso l’estero, il flusso di chi decide o è costretto ad espatriare cresce di anno in anno: nell’ultimo decennio solo gli iscritti all’AIRE sono passati da 3,6 ad oltre 5,6 milioni di persone. E a questi bisogna aggiungere quanti – decine di migliaia ogni anno – si recano all’estero alla ricerca di un lavoro magari precario, non sicuro né tutelato, e dunque non regolarizzano la propria posizione nell’Anagrafe ufficiale. Ci si avvicina dunque a oltre 250.000 espatriati ogni anno, con una crescita che non si è arrestata nemmeno nei momenti di chiusura delle frontiere durante i periodi di “lock-down”.

Come CGIL, insieme ad un più vasto mondo associativo e culturale, sottolineiamo da anni che non si tratta più solo di emigrazione giovanile con livelli medio-alti di scolarizzazione, ma anche di famiglie con i figli al seguito bisognose spesso di un lavoro “qualsiasi”. Sono qui, ovviamente, le cause principali: nel lavoro che in Italia manca o non è tutelato, che non offre stipendi dignitosi o non garantisce prospettive di crescita e piena realizzazione di sé. Nel lavoro, che negli ultimi anni sembrava del tutto uscito dall’agenda del dibattito politico del nostro Paese.

Così come viene spesso ignorato, appunto, il tema della nostra migrazione: dei bisogni che porta con sé nell’integrarsi nelle nuove “patrie”, delle realtà territoriali che svuota di risorse umane ed intelligenze, delle cause economiche e sociali che la determinano. E si determina, anzi, un atteggiamento verso le migrazioni in entrata in Italia di chiusura, paura e discriminazione che appare innanzitutto insensato a fronte dei semplici numeri: da molti anni, infatti, sono più gli italiani che emigrano rispetto agli stranieri che giungono in Italia.

In questo quadro, la CGIL rivolge un appello ai nostri connazionali all’estero affinché esercitino il proprio diritto al voto ed invita chiunque si candidi a rappresentarli a confrontarsi e riconoscersi sulle nostre proposte. Che si incardinano su principi non negoziabili: saldo ancoraggio ai valori costituzionali, a partire dai principi antifascisti e antidiscriminatori, attraverso il contrasto esplicito e coerente alle idee e ai programmi razzisti, discriminatori e xenofobi; riaffermare la centralità del lavoro e della giustizia sociale quale strumento di emancipazione della condizione delle persone; l’affermazione di una visione alternativa di società che si fonda sui diritti nel lavoro, sui diritti civili e sull’inclusione; uno stato sociale forte che contrasti le disuguaglianze economiche e sociali, un fisco progressivo che abbia funzione redistributiva, un modello di sviluppo che si fondi sulla cura delle persone e dell’ambiente e non privilegi il profitto e l’incuria.

Per queste ragioni è necessario intensificare le iniziative a sostegno di cinque azioni prioritarie, ovvero aumentare i salari e riformare il fisco, fermare la precarietà e ridurre gli orari di lavoro, ristabilire il filo della legalità e la sicurezza sul lavoro, un nuovo stato sociale in particolare a partire da sanità e istruzione e non autosufficienza, politiche di sviluppo e nuovo intervento pubblico.

Nello specifico delle politiche per gli italiani all’estero, chiediamo azioni concrete e coerenti su:

  • implementare le modalità di voto e partecipazione alla vita democratica italiana;
  • rafforzamento della rete consolare e miglioramento dei servizi consolari anche in collaborazione con gli istituti di Patronato e col mondo associativo;
  • creazione di uno strumento efficace in sostegno ai pensionati residenti all’estero nei casi di indigenza;
  • semplificazione delle procedure burocratiche connesse all’INPS per i nostri pensionati all’estero;
  • rivedere la tassazione IMU sulle prime case possedute in Italia;
  • aumentare gli investimenti su lingua, cultura e formazione italiana nel mondo;
  • istituire centri di assistenza e informazione per aiutare la cosiddetta “nuova emigrazione” ad integrarsi nelle nuove realtà straniere: una rete di supporto che accompagni i nostri concittadini anche nella mobilità circolare (fatta di frequenti spostamenti tra paesi diversi e ritorni in Italia temporanei), che preveda centri di informazione anche “pre-partenza”;
  • migliorare la qualità e la diversificazione del servizio pubblico RAI all’estero;
  • ratifica delle Convenzioni Bilaterali già sottoscritte con alcuni Paesi e rapida istituzione e ratifica di analoghe convenzioni con i Paesi interessati da scambi di mobilità con l’Italia;
  • valutare le necessarie modifiche ai principi e alle regole dell’iscrizione all’AIRE, affinché possa rappresentare e tutelare anche chi è migrante da meno tempo e in una condizione di migrazione probabilmente non definitiva.

Sulla base di questi valori e di queste proposte, la CGIL auspica un dibattito aperto e proficuo anche nella campagna elettorale all’estero ed auspica altresì, per il voto del 25 settembre 2022, la più ampia partecipazione al voto. Per questo fa appello alle istituzioni affinché venga assicurata la necessaria informazione alle elettrici e agli elettori e perché l’esercizio di voto all’estero si svolga nel pieno rispetto di quanto previsto dalla Costituzione.