Ci sono sevizie mascherate da giochi di prestigio, intenzioni di cura, di rimedio o precauzione. Sevizie contraffatte da parole patinate e gesti performanti che vorrebbero, senza riuscirci, far sparire la violenza che le abita. I“matti”, in troppi luoghi ancora, subiscono sevizie come queste, insieme all’astuzia di tacerne e di metterli a tacere. Dire "matto" è già spostare altrove. Un dire che dà corpo a una barriera, un qui e un là, un dentro e un fuori.

Sono sempre ‘gli altri’ a contrapporre, a costruire muri, a tenersi la "ragione". Così il pericolo presunto torna indietro e le parti si rovesciano. Pericolosi alla fine sono “gli altri ‘ nel cui nome l’altro, il matto, si cancella. La settima edizione del Festival dei Matti, che si svolgerà a Venezia il 13-14 e 15 maggio, “Nel nome degli altri", intende raccontare tutto questo ovvero: le sopraffazioni, gli abusi, le contenzioni, l'esclusione sociale, la miseria indotta, insomma la persistente pericolosità dei "non devianti", in pace e in guerra, per chi è giudicato "matto", e dunque "altro" in un'attribuzione che è quasi sempre una sentenza.Questa la presentazione della VII edizione del Festival dei Matti, anche quest’anno sponsorizzata dalla Cgil nazionale e del Veneto.

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