Roma, 9 ottobre - "La morte dei due operai caduti nella cisterna della diga Furore di Naro ripropone la gravità dell'inversione di tendenza rilevata dai recenti dati sugli infortuni nei luoghi li lavoro". Così in una nota il segretario confederale della Cgil Franco Martini."È ancor più grave - prosegue il dirigente sindacale - che questa inversione si stia verificando in presenza dei primi segnali di ripresa produttiva. Ciò significa che l'innovazione e la qualità del lavoro, di cui la sicurezza è indice fondamentale, non rappresenta la scelta prioritaria e diffusa".Per il segretario confederale "le norme esistono, occorre però un massiccio investimento per il loro rispetto, a partire dai controlli. Non possono più essere trasferite risorse pubbliche alle imprese, qualunque siano le loro forme, senza rendere vincolante l'obbligo della formazione in materia di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro". "Occorre - prosegue - intervenire drasticamente nel settore degli appalti per superare la logica del massimo ribasso e attuare rigorosamente la norma sulla responsabilità solidale". Infine "le forme di lavoro prevalenti - sottolinea il dirigente sindacale - non possono essere i contratti a termine, poichè disincentivano la formazione e gli investimenti in sicurezza"."Sono strade - conclude Martini - che possono essere percorse fin da subito da Governo, Istituzioni regionali e locali, imprese, insieme all'iniziativa congiunta dei sindacati e alla contrattazione a tutti i livelli. In particolare, chiediamo al Governo la convocazione di un incontro con parti sociali e istituti che hanno competenze in materia di sicurezza, per una verifica congiunta sulle iniziative da adottare per favorire i controlli".