Roma, 18 dicembre - “Un incontro deludente, che è stato convocato, su richiesta delle tre Confederazioni, dopo sette mesi dall’approvazione del Decreto Lavoro con il quale è stata superata una misura di contrasto alla povertà a carattere universale, quale il Reddito di cittadinanza”. Così le segretarie confederale della Cgil Daniela Barbaresi e Maria Grazia Gabrielli al termine del confronto che si è svolto quest’oggi tra i sindacati e la Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, sulle misure per l'inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro.

Per le due dirigenti sindacali: “Non c’è stato nessun confronto reale e non abbiamo ricevuto alcuna risposta sull’efficacia ad oggi del Supporto per la formazione e il lavoro, attivo dal primo settembre 2023”. “La Ministra, infatti, - sottolineano Barbaresi e Gabrielli - si è limitata a darci il numero complessivo, già noto, delle domande presentate, ma non di quelle accolte e quindi di quanti beneficiari stiano già effettivamente ricevendo il sostegno economico. Nessuna indicazione, inoltre, sulla quantità e la qualità dei percorsi di formazione attivati, nonostante le differenze territoriali già riscontrate”.

“Inoltre - domandano Barbaresi e Gabrielli - come verrà concretamente garantita la presa in carico dei bisogni delle persone e dei nuclei familiari in condizioni di povertà, se non si prevedono investimenti nei servizi pubblici? Anche gli ultimi dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio rilevano una carenza preoccupante di assistenti sociali, soprattutto in alcune realtà territoriali del Paese in cui difficilmente vengono garantiti i Lep. Occorre rafforzare gli organici dei servizi sociali e dei centri per l’impiego, solo così si può affrontare il fenomeno complesso della povertà che richiede risposte molteplici”.

“Resta forte la nostra preoccupazione su come il Governo sta gestendo il dramma della povertà. Un dramma - aggiungono le due segretarie confederali - che non può essere certamente risolto cancellando una misura di welfare universale, come il Rdc, e introducendo l’Adi, una misura categoriale con cui si decide di dividere chi sostenere nella difficoltà e chi no, non in base alla situazione economica, ma in base allo stato di famiglia e dalla quale restano escluse troppe persone e nuclei familiari”. “La serietà del problema non ha bisogno di slogan, ma di risultati concreti, per questo - concludono Barbaresi e Gabrielli - continueremo a monitorare e incalzare il Governo su questi provvedimenti”.