Martedì 21 marzo, Fabio Pace, di Nidil CGIL, ha partecipato a Bruxelles alla conferenza finale del progetto europeo “Fair work, fair future” promosso dalla CES, Confederazione Europea dei Sindacati. Di seguito una descrizione dei lavori della conferenza.

Il progetto, durato un anno e mezzo, ha sviluppato un ciclo di seminari per discutere degli interventi sul mercato del lavoro nelle piattaforme digitali e chiedere maggiori diritti e tutele per queste lavoratrici e questi lavoratori.

Non soltanto rider del food-delivery, ma anche autisti di Uber, lavorator* della distribuzione, lavorator* dei servizi alle persone (come badanti e colf).

Una serie di incontri dedicati in particolare alla discussione relativa all'approvazione della Direttiva Europea, che contiene un fondamentale elemento, ovvero l'inversione dell'onere della prova. Ad oggi, infatti, ogni lavoratrice o lavoratore delle piattaforme, viene presupposto come autonomo e spetta loro dimostrare di lavorare invece alle condizioni di subordinati. La suddetta direttiva, già approvata dal Parlamento Europeo ed ora in fase di discussione in Commissione, propone, per l'appunto, che si inverta lo status: i platform workers verrebbero presupposti come subordinat* e spetterebbe invece alle piattaforme l'onere di dimostrare che sono autonom*.

Un punto di partenza fondamentale che rafforza l'idea di tracciare un confine netto ed effettivo tra subordinazione e autonomia, che ad oggi rappresenta invece la zona grigia dove si sono combattute e si combattono le battaglie per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici di questo settore.

Com'è ormai noto, infatti, questi soggetti della gig economy, hanno sviluppato un modello di organizzazione del lavoro che scarica una buona parte dei rischi d'impresa sulle lavoratrici e sui lavoratori, inquadrandoli come autonom* per giustificare la mancata assunzione di responsabilità da parte delle piattaforme committenti e, tuttavia, imponendo dei vincoli (orari di lavoro, costanza della prestazione, standard sulle performance, scelta unilaterale delle tariffe) che di autonomo non hanno nulla.

La CGIL si è rivelata essere un protagonista fondamentale di queste battaglie, sia per l'attività sindacale messa in campo (scioperi, mobilitazioni, assemblee), sia per la costruzione di numerose vertenze che, poco per volta, hanno fatto gettare la maschera alla mistificazione narrata dalle piattaforme.

Per questo motivo ad ogni iniziativa è stata presente una delegazione della nostra organizzazione, questa volta composta da Manola Cavallini, Nicola Marongiu, Francesco Melis e Fabio Pace, che si è resa protagonista di contributi fondamentali allo sviluppo della discussione collettiva.

I casi giuridici e di mobilitazione sindacale promossi in particolare dalle categorie Nidil, Filt e Filcams hanno meritato una particolare attenzione da parte delle altre organizzazioni sindacali europee partecipanti all’azione progettuale, e sono stati considerati fulgidi esempi di best practice da replicare in altri contesti nazionali.

Interessante è stato anche conoscere le esperienze degli altri paesi che hanno partecipato, scoprire che in alcuni paesi le piattaforme ricorrono ad intermediari, che in altri si sia regolato sia il lavoro subordinato che autonomo, che in Spagna è stata promulgata una legge specifica per i rider.

La questione resta comunque ancora aperta e ci impone di proseguire sulla strada finora tracciata, per impedire che in nome del profitto vengano derogati i diritti fondamentali della persona.