Roma, 16 ottobre - "La conciliazione non è e non deve essere un affare di donne ma deve riguardare tanto le lavoratrici quanto i lavoratori. Per questo, come sindacato, abbiamo sostenuto in questi anni, anche nelle diverse sedi di interlocuzione istituzionale, tutte le norme che muovessero in questa direzione. Una di queste è stata la sperimentazione del congedo obbligatorio di paternità – 4 giorni retribuiti – che termina la sua fase proprio quest’anno, il 31 dicembre prossimo, e di cui non si fa parola alcuna". Lo si legge in una nota congiunta di Loredana Taddei, responsabile Politiche di Genere Cgil, Liliana Ocmin, responsabile del Coordinamento donne Cisl e Laura Pulcini, responsabile del Coordinamento Pari Opportunità Uil."Questa prospettiva ci preoccupa particolarmente - prosegue la nota -, considerato il significativo apporto che questo istituto può dare in termini di promozione della parità e pari responsabilità tra uomini e donne. Chiediamo dunque all’Esecutivo non solo una conferma del congedo ma anche una sua configurazione strutturale, e di aumentarne la portata – almeno a 10 giorni, in linea con la proposta di direttiva europea attualmente in discussione – oltre che di prevederne vita autonoma, ovvero non in sostituzione di quello di maternità"."Chiediamo al Governo un confronto sul tema - spiegano le dirigenti sindacali -, convinte della necessità di misure che possano favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e di incentivare un'effettiva condivisione genitoriale, superando la visione tradizionale della conciliazione come strumento destinato unicamente alle donne".