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Il cinquantesimo anniversario della legge di riforma del Diritto di Famiglia nel nostro Paese impone di celebrare un momento legislativo che ha segnato un enorme progresso per l’Italia, fino ad allora ferma a una relazione familiare basata su un antistorico modello patriarcale.
Una riforma che, mettendo fine alla figura del capofamiglia alla potestà maritale così come alla patria potestà, ha sancito il riconoscimento dell’uguaglianza tra i coniugi e della responsabilità genitoriale condivisa tra madri e padri: un nuovo modello familiare basato sull’uguaglianza, la collaborazione e il rispetto tra uomini e donne.
Un nuovo diritto di famiglia e un nuovo ruolo delle donne, anche frutto delle mobilitazioni femministe.
Ma va anche ricordato che nessuna riforma è per sempre e che i soli atti normativi non accompagnati da un reale progresso culturale e sociale sono insufficienti a produrre i cambiamenti necessari.
Il richiamo del Presidente della Repubblica riguardo ai casi di violenza domestica sulle donne e su figlie e figli sono del tutto condivisibili e fondamentali in questa direzione.
Va aggiunto che il modello familiare sul quale si basava la riforma è un modello che non corrisponde più a tutte le sfumature della realtà: la narrazione ossessiva delle estreme destre e del nostro esecutivo guarda a un modello unico e presuntamente tradizionale, al quale è evidentemente associato un pensiero unico e una deriva ideologica che, come tale, è poco attenta alle reali dinamiche e alle richieste provenienti da chi vive situazioni di esclusione e discriminazione.
E’ pur vero che anche gli atti successivi rispetto alla riforma, a partire dalla scomparsa dei cosiddetti figli illegittimi e dal cosiddetto matrimonio riparatore, hanno fatto pulizia rispetto a impostazioni violente quanto decrepite ma è altrettanto evidente che la pluralità di modelli familiari ormai esistenti non trova accoglienza nel nostro ordinamento: basti pensare alla vera e propria persecuzione alla quale sono esposte figlie e figli delle famiglie omogenitoriali, nuovi “figli della colpa” nonostante la scomparsa dei figli illegittimi dal nostro ordinamento, che si vedono private di una delle due figure genitoriali nonostante i ripetuti richiami di Corte Costituzionale e Corti Europee.
Ma è uno solo dei tanti esempi possibili di modelli familiari che sfuggono al paradigma fotografato dalla riforma del 1975.
E’ assolutamente necessario inserirsi in quel solco di innovazione e rispetto non per limitarsi a celebrare in modo rituale quella riforma ma per usarla come esempio di capacità di leggere la realtà che cambia e di assumere provvedimenti normativi che la fotografino e la rispettino.
Leggere la realtà per mettere in campo le necessarie politiche a sostegno delle famiglie, senza retorica e con la concretezza e coerenza necessaria.