Contrattazione, organizzazione, partecipazione: le sfide della Cgil

La presentazione del Rapporto sulla contrattazione sociale si colloca nel percorso della Conferenza d’organizzazione della Cgil che intende rappresentare una straordinaria occasione di dibattito, di orientamento e di decisione sui temi dell’iniziativa di natura contrattuale della nostra organizzazione. Una lettura ponderata e critica della iniziativa contrattuale della Cgil, nella dimensione sociale e territoriale, ci permette d’incrociare diverse tematiche che hanno caratterizzato la discussione a partire dalla stesura del documento e per i diversi livelli di approfondimento che si sono realizzati negli ambiti camerali e che troveranno sintesi nell’Assemblea nazionale dei prossimi 17 e 18 settembre.

Nelle diverse parti che compongono il rapporto si è provveduto all’analisi di dettaglio in termini quantitativi e qualitativi dell’azione negoziale e si rimanda alle parti specifiche per gli approfondimenti. I punti che però si intendono mettere in evidenza sono già compresi nel documento della Conferenza ed è utile analizzarli, seppure in sintesi, anche in termini interrogativi e di sollecitazione. A partire da quale relazione instaurare, rafforzandola dove presente, con la contrattazione aziendale e territoriale.

Infatti il punto della integrazione, anche in relazione agli altri capitoli della contrattazione in discussione nella Conferenza, è quello che ci può permettere di fare un oggettivo salto in avanti e di costruire un’azione contrattuale coordinata e integrata. L’esercizio dei diritti nel lavoro non può essere scisso da quelli relativi alla cittadinanza, i due ambiti si incrociano e in un contesto lavorativo, economico e sociale che ha carattere di polverizzazione, per le ragioni note, l’integrazione è una delle risposte di carattere confederale utile a indicare una strategia per l’azione del sindacato e della Cgil nel nostro tempo. Anche per il fatto che nella dimensione territoriale si ha la possibilità di provare a ricostruire quegli elementi di relazione che la frantumazione del lavoro rende sempre più complessi e difficili.

Il compito non è semplice; ma la sfida è chiara. Per far questo occorre che la Cgil – a partire dalla dimensione camerale – operi un aperto e visibile processo d’inclusione nell’ambito delle politiche contrattuali. Rivolto verso l’esterno, verso i luoghi di lavoro e il territorio, ma anche e preventivamente al suo interno. Oltre agli investimenti in competenze, occorre ampliare la gamma dei soggetti che incrociano le tematiche contrattuali e quelle di natura sociale e territoriale. La contrattazione si fonda sì sulla capacità negoziale, sulla conoscenza delle materie sempre più complesse e orientate oggettivamente dalle scelte in materia di finanza pubblica, ma il tema della partecipazione resta un nodo ineludibile.

E’ questo il tema che ci può far fare un passo in avanti: partecipazione delle strutture nell’analisi e nella definizione degli obiettivi e all’attività negoziale; partecipazione della nostra rete di delegate e delegati sugli obiettivi della contrattazione riferiti a specifici ambiti territoriali e ai singoli comuni; partecipazione delle nostre iscritte e dei nostri iscritti alla fase di definizione delle piattaforme, incrociando anche gli ambiti aziendali intorno al tema della contrattazione sociale e territoriale. Sperimentazione di forme di partecipazione democratica, a partire dalle 5 assemblee nei luoghi di lavoro e nel territorio, utilizzando nei termini più opportuni la capillarità della nostra rete. Allargamento del campo di azione della contrattazione territoriale: dal sociale al lavoro, allo sviluppo, all’ambiente, alle politiche di area vasta declinate nei diversi temi (trasporti, orari, reti di servizi e altro).

Uno sforzo non indifferente; sarebbe sbagliato non guardare alla complessità della sfida e all’esigenza di definire tempi e obiettivi della iniziativa, che però poggia su quanto la Cgil fa in termini di contrattazione sociale e territoriale. Con precisione analizzeremo le tendenze della contrattazione, anche in relazione agli effetti della lunga crisi e di ciò che si è prodotto e modificato anche in termini di stratificazione dei bisogni sociali. Ma il punto dal quale partire è presente: l’azione contrattuale diffusa nei territori, gli oltre ottocento documenti censiti, le buone pratiche presenti in tante realtà, la capacità del sindacato e della Cgil di costruire e dare delle risposte in un contesto molto complesso, anche in termini di riconoscimento istituzionale e della funzione sociale svolta dagli organismi di rappresentanza.

Ebbene, nonostante questi elementi di contesto, non semplici, è presente una capacità della Cgil di dare le risposte che occorrono. La Conferenza d’organizzazione si pone l’obiettivo di metterle a sistema, di dar loro la giusta e diffusa visibilità, di orientarle verso l’ampliamento dell’azione negoziale che poi si eserciterà con le modalità che ogni territorio definirà. C’è materiale – e buon materiale – sul quale lavorare.

Nicola Marongiu (coordinatore Area Contrattazione sociale, Cgil nazionale)

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