L’iter in Parlamento del DDL ‘Sicurezza’ è stato interrotto dal colpo di mano autoritario del Governo, con l’approvazione del decreto-legge entrato in vigore il 12 aprile. Si è sottratto al confronto parlamentare un testo repressivo e discriminatorio, che sfida e offende il diritto e i diritti, senza accogliere i rilievi mossi dal Quirinale. Nonostante quanto la propaganda governativa ha provato a sostenere, sotto molti profili il decreto è addirittura peggiorativo, e molte delle sue norme più repressive sono articolate in modo da lasciare incertezza e massimo arbitrio.
Una di queste è quella contro le donne detenute incinte o madri di bimbə fino a un anno di età: la campagna “Madri Fuori - dallo stigma e dal carcere, con i loro bambini e bambine” dal 2023 mobilita molte donne e associazioni in difesa dei loro diritti fondamentali.
Il decreto conferma la revoca dell’obbligo – già del codice fascista Rocco – di rinviare l’esecuzione della pena per le donne incinte o con figl3 di età inferiore a un anno, rendendo la misura discrezionale. Il rischio di recidiva continuerà a orientare le decisioni dei giudici, che negheranno questo diritto soprattutto alle donne più vulnerabili, perché la recidiva delle donne è quella dei reati minori, soprattutto contro il patrimonio, i reati delle povertà. Resta intatta la natura sessista, razzista e classista della norma originaria.
La detenzione di madri e bambinə presso gli ICAM, istituti a custodia attenuata per detenute madri, confonde l’opinione pubblica: non si tratta di forme alternative alla reclusione, perché gli ICAM sono sezioni carcerarie, con sbarre e agenti, da cui non si esce, in cui si è recluse. Gli ICAM sono carcere. E non solo: dopo l’anno di età bambini e bambine potranno stare con le loro madri anche nelle normali sezioni.
Ancora più inaccettabile è la nuova previsione, assente nel DDL, ai danni della donna che, in un ICAM, protesti o abbia un conflitto con la custodia, di una sanzione disciplinare feroce: sottrarle il figlio o la figlia, affidandolo ai servizi sociali. Un obbrobrio umano e legale: le cosiddette ‘condotte pericolose’ sarebbero quelle che compromettono ‘ordine o sicurezza‘, una definizione che in carcere può essere tutto, aperta a ogni arbitrio interpretativo. Usare la sottrazione deə figlə come arma disciplinare contro le donne è un atto sessista e feroce. È una norma che aggiunge l’autoritarismo e la violenza patriarcale alla norma del decreto che affligge tutte le persone ristrette, punendole con pene aggiuntive, fino a 8 anni di carcere, per proteste anche nonviolente.
‘Madri Fuori’ continua la sua lotta, insieme al movimento nazionale contro il DL sicurezza, perché il Parlamento non approvi queste norme liberticide e sessiste.
‘Madri Fuori’ – come già nei due anni passati - dichiara l’11 maggio, Giornata della mamma, giornata di lotta dedicata alle madri e a tutte le donne detenute. Invitiamo tuttə a promuovere iniziative locali di incontro con le donne detenute, informazione e sensibilizzazione, dibattito pubblico e manifestazione di dissenso e opposizione.
Contro la guerra dichiarata alle donne detenute la nostra lotta non si ferma!
→ Madri Fuori https://www.societadellaragione.it/madrifuori