La Cgil è preoccupata dalle dichiarazioni del sottosegretario Crippa, che ha annunciato la volontà del Governo italiano di limitare al 30% il contributo delle energie rinnovabili nei consumi energetici finali al 2030 nel nostro paese, meno del 32% previsto a livello comunitario, quale premessa ai contenuti del prossimo Piano Clima Energia.Il Report speciale dell'IPCC sugli impatti di un riscaldamento globale di 1.5°, pubblicato ad ottobre, ha reso noto con chiarezza la necessità di intervenire radicalmente e in tempi rapidi per contenere le già devastanti conseguenze del cambiamento climatico. Gli impegni volontari assunti globalmente nell'ambito dell'Accordo di Parigi non sono sufficienti a mantenere l'incremento della temperatura entro 1,5°, per questo il livello di ambizione e di azione deve essere rafforzato.La stessa Commissione Europea ieri ha adottato una strategia a lungo termine con l'obiettivo di raggiungere un'economia a emissioni nette zero nel 2050 attraverso una transizione socialmente giusta ed economicamente efficiente. La Strategia, che pure non lancia nuove politiche e non rivede gli obiettivi europei al 2030, come sarebbe invece necessario, parte dalla consapevolezza che gli impegni assunti, anche a livello europeo, non sono sufficienti per dare un contributo fattivo agli obiettivi di Parigi.La decisione del Governo italiano di ridurre il livello di ambizione, se verrà confermata nel Piano Clima Energia, è irresponsabile e contribuisce a compromettere una crisi climatica che sta già colpendo pesantemente anche il nostro paese e tutta l'area mediterranea.Non convincono le motivazioni del sottosegretario, secondo il quale porre obiettivi più alti porterebbe a una perdita di competitività con altri Paesi.La Cgil da sempre sostiene il contrario, avere obiettivi ambiziosi e sviluppare in anticipo la transizione energetica consentirebbe al nostro paese di avvantaggiarsi in nuovi settori produttivi, di accrescere lacompetitività e l'occupazione, di ridurre la dipendenza energetica. Quest'ultimo punto non va sottovalutato considerato che a fronte di una media europea di dipendenza energetica al 55%, il nostro paese nel 2017 ha importato il 76,5% dell'energia consumata, con evidenti conseguenze in termini di sovranità energetica, dipendenza geo-politica, fluttuazione dei prezzi.Anche il fatto che il sottosegretario prometta una revisione periodica degli obiettivi non ci convince. La stabilità regolatoria è la premessa indispensabile per gli investimenti. Il piano clima energia e il piano di decarbonizzazione al 2050, che il Governo dovrebbe adottare, dovrebbero avere proprio quel carattere di pianificazione strategica tale da consentire agli investitori di assumere decisioni consapevoli e a lungo termine per la decarbonizzazione di tutti i settori economici, cosa che non è possibile se la programmazione economica, fiscale, industriale ed energetica vengono continuamente modificate.


Strategia di lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e a impatto climatico zero entro il 2050 – Un pianeta pulito per tutti, adottata ieri dalla Commissione europea.