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Sciopero generale del 3 ottobre 2025, le categorie coinvolte
La Confederazione CGIL ha proclamato lo sciopero generale nazionale di tutti i settori pubblici e privati, per l’intera giornata del 3 ottobre 2025 ai sensi l’art. 2, comma 7, della legge n.146/90.
Per il personale delle attività ferroviarie lo sciopero inizierà dalle ore 21.00 del 2 ottobre 2025
Per il personale delle autostrade lo sciopero inizierà alle ore 22.00 del 2 ottobre 2025
Per i Vigili del fuoco lo sciopero sarà di 4 ore (senza decurtazione). Inizierà, per il personale turnista, alle ore 09.00 e terminerà alle ore 13.00 mentre sarà dell’intera giornata per il personale giornaliero e amministrativo.
Per la Sanità lo sciopero è articolato da inizio primo turno del 3 ottobre 2025 a fine dell’ultimo turno della stessa giornata.
Durante lo sciopero generale saranno garantite le prestazioni indispensabili, come stabilito dalle regolamentazioni di settore, e a questo scopo fin da ora si offre la maggiore collaborazione possibile alle singole amministrazioni per organizzare quanto necessario, anche nei ristretti tempi a disposizione.
Le motivazioni dello sciopero generale
Il 7 ottobre 2023 Hamas ha scatenato un attacco di inaudita crudeltà: 1.200 persone sono state torturate e uccise, 250 rapite e trasformate in ostaggi, e oggi sembra che appena una ventina di loro siano ancora in vita. La Corte penale internazionale ha giustamente qualificato quell’azione come crimine contro l’umanità, e per questo i responsabili dovranno essere perseguiti, processati e puniti.
Ma la reazione del governo israeliano non ha avuto misura: è stata feroce, devastante. Come ha ammonito il Presidente della Repubblica, ha provocato “disumane sofferenze per la popolazione”. Più di 50.000 vite spezzate, quasi due milioni di persone costrette alla fuga, un crimine di guerra perpetrato affamando la popolazione perché tale è considerato secondo lo Statuto della Corte penale internazionale; una tragedia che porta con sé il marchio della volontà di annientamento del popolo di Gaza.
Eppure, di fronte a questo orrore, i governi europei sono rimasti inerti. Hanno assistito, quasi paralizzati, mentre il diritto veniva stracciato e l’umanità umiliata. Ben poco è stato fatto, soprattutto a livello comunitario, per contrastare la sistematica azione di sterminio usata come metodo di guerra.
In questo deserto di iniziative, la Flotilla non è l’avventura irresponsabile di qualche esaltato: è un gesto di coraggio e di dignità, un atto che – come ha riconosciuto il Presidente Mattarella – possiede un autentico valore. È già riuscita a scuotere le coscienze, a sensibilizzare l’opinione pubblica. La missione della Flotillia rientra nella cornice umanitaria delle Convenzioni di Ginevra e nel quadro della libertà di navigazione sancita dalla Convenzione Onu sul diritto del mare.
La perseveranza degli equipaggi della Flotilla è allora un segno prezioso: ricorda al mondo che non possiamo abituarci all’orrore, che le atrocità a cui assistiamo sono inconciliabili con il diritto di pace, nato dal sacrificio di milioni di vittime nelle due guerre mondiali.
Chi accusa la Flotilla di voler violare il blocco marittimo dimostra la volontà di ignorare la realtà: i grandi testi fondativi del diritto internazionale sono stati ignorati, calpestati, vilipesi per anni, e il conflitto di Gaza li ha ridotti in polvere.
Quel diritto è stato edificato sul sangue e sul lavoro di generazioni intere, con il contributo decisivo delle organizzazioni sindacali. È necessario che l’Unione Europea e i governi ritrovino il coraggio di ristabilire la piena vigenza del diritto di pace. È questo segnale che non solo Flottilla ma tutti i lavoratori italiani attendono.
L’aggressione armata, avvenuta il 1° ottobre 2025, contro navi civili che trasportavano cittadini italiani, rappresenta un fatto di gravità estrema: un attentato diretto all’incolumità e alla sicurezza dei lavoratori e dei volontari imbarcati.
Non è soltanto un crimine contro persone inermi. È un colpo inferto all’ordine costituzionale stesso.
La nostra Costituzione lo afferma con chiarezza.
– L’articolo 10 adegua l’ordinamento italiano alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute, vincolando tutti gli Stati sottoscrittori a obblighi di reciprocità.
– L’articolo 11 ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo per risolvere le controversie internazionali; riconosce il diritto alla difesa (art. 52) ma, soprattutto, impegna l’Italia a limitare la propria sovranità per costruire un ordinamento che garantisca pace e giustizia tra le nazioni, promuovendo le organizzazioni internazionali che perseguono questo fine. L’aiuto umanitario rientra pienamente in tali obiettivi di giustizia.
– L’articolo 117 impone al legislatore di rispettare i vincoli comunitari e internazionali. La fedeltà ai trattati di pace non è dunque una scelta politica, ma un obbligo costituzionale, ma sempre in condizione di reciprocità.
Su questi principi si fonda l’ordinamento italiano: rispetto del diritto internazionale, promozione della pace, ripudio della guerra.
Israele, pur essendo Stato firmatario di convenzioni internazionali costitutive del diritto di pace, ha violato norme essenziali:
– ha disatteso la Carta delle Nazioni Unite (artt. 2 e 51), che vieta l’uso della forza salvo autodifesa o mandato del Consiglio di Sicurezza;
– con l’attacco alla Flotilla, ha violato la Convenzione ONU sul diritto del mare, che riconosce la libertà di navigazione (art. 87) e tutela le navi civili e umanitarie (artt. 87, 88, 89);
– ha contravvenuto alla Convenzione di Ginevra del 1949 e ai Protocolli aggiuntivi del 1977, che vietano in modo assoluto gli attacchi contro civili e missioni umanitarie.
Queste norme internazionali danno contenuto al concetto di ordine costituzionale richiamato dall’art. 2, comma 7, della legge n.146/90, che ha riguardo non solo alla tutela dei cittadini italiani, in patria o all’estero, ma anche alla salvaguardia dei principi supremi su cui si fonda la Repubblica: la pace, i diritti umani, il rispetto degli obblighi internazionali. Non solo, ma i cittadini italiani componenti della Flottilla, esercitano con questa loro iniziativa diritti fondamentali della nostra Costituzione, quali il diritto di esprimere e manifestare liberamente il proprio pensiero, e agiscono per praticare direttamente, e sollecitare da parte dello Stato, “l’adempimenti dei doveri inderogabili di solidarietà” che l’art. 2 della Costituzione pone tra gli scopi fondamentali della Repubblica.
Uno Stato che, pur avendo sottoscritto le norme che salvaguardano la pace tra le nazioni contraenti, le viola mettendo a rischio cittadini italiani, aggredisce nello stesso tempo l’ordine costituzionale del nostro Paese e la sicurezza dei suoi lavoratori.
E i volontari della Flotilla, pur se in forma atipica, sono lavoratori: molti di loro sono in aspettativa non retribuita, ma la sospensione temporanea della retribuzione non cambia la loro condizione giuridica.