L’assenza di un confronto preventivo con le Organizzazioni sindacali, nonché l’assenza di audizioni sul testo in discussione siano evidenti segnali della scarsa attenzione che la maggioranza di Governo mostra ancora una volta nei confronti delle parti sociali su argomenti che incidono sul mondo del lavoro.

Ad aggravare il giudizio sul metodo c’è il merito del provvedimento.

L’art. 1 del decreto-legge interviene sulla riforma dell’ordinamento di Inps e Inail, attraverso di fatto un commissariamento degli Enti, realizzato con provvedimento immotivato, nell'assenza dei requisiti di necessità e urgenza che sono alla base di qualsiasi commissariamento.

La CGIL ritiene molto grave e pericoloso aver previsto il commissariamento di Inps e Inail, con il pretesto della revisione della governance dei due Enti. Si tratta di una forzatura, avvenuta senza alcun confronto con chi rappresenta lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati.

Il decreto non si limita a prevedere un’anticipata conclusione del mandato presidenziale negli Enti Previdenziali pubblici, ma fa decadere tutti gli organi di nomina politica prima della loro scadenza e si presta a determinare una fase più o meno lunga di latente instabilità dei due Enti.

Una decisione grave e preoccupante soprattutto in un contesto difficile come quello attuale, non solo dal punto di vista sociale ed economico e per le misure previdenziali da introdurre, ma anche per gli investimenti del PNRR da attuare e con una pubblica amministrazione da rilanciare.

Si prevede che entro 20 giorni dalla pubblicazione del decreto, venga nominato un commissario rispettivamente per Inps e Inail, che assuma i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione facendo decadere da quel momento i presidenti, i vicepresidenti e i consigli di amministrazione.

Questa previsione rischia di avere ulteriori effetti negativi sugli Enti per i necessari tempi che la transizione alla nuova situazione degli organi e la revisione dei regolamenti richiederà.

Viene abolita la figura del Vicepresidente, introdotta dal DL 4/2019, peraltro senza indicarne le funzioni, e la composizione del cda viene portata a 4 componenti (a cui si aggiunge il presidente).

Ci auguriamo che quanto indicato al comma 3, che i commissari entro i 90 giorni successivi la nomina, potranno apportare le conseguenti modifiche ai rispettivi regolamenti di organizzazione e a tutti gli altri regolamenti interni e non si voglia determinare - all’interno dei due Enti - l’ennesimo spoils system per nominare direttori centrali su base fiduciaria, per giunta attraverso un intervento di maggiore e più profonda portata, fino a riguardare gli assetti delle strutture centrali e territoriali con connesse eventuali decadenze dei vertici delle stesse, portato avanti da una figura commissariale che, all’atto successivo della nomina dei componenti del CDA, sarà destinata a scomparire.

L’ultimo intervento sulla governance degli enti previdenziali era avvenuto con il decreto 4/2019, che aveva introdotto la figura del vicepresidente e ripristinato il consiglio di amministrazione. Le organizzazioni sindacali chiedevano oltre che il superamento della stagione dell’“uomo solo al comando” anche una revisione del sistema di governance attraverso un reale rafforzamento del ruolo e delle funzioni del CIV e non con un intervento che portasse a indebolire l’autonomia generale dell’Istituto. Una modifica, quella del 2019, avvenuta a conclusione del mandato del precedente presidente, al contrario di quanto accade oggi, dove si attiva un commissariamento strumentale solo a far decadere gli organi (cda) un anno prima della scadenza, senza prevedere alcun cambiamento reale della governance, che rimane la medesima.

Sicuramente molto grave e pericoloso aver previsto un intervento politico anche sul direttore generale, che decade all’atto dell’insediamento dei nuovi Consigli di Amministrazione, generando in tal modo una oggettiva instabilità degli Istituti Previdenziali pubblici. Il direttore generale, che durerà in carica per quattro anni, sarà nominato con provvedimento del Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Anche questo intervento sul direttore generale rischia di ledere l’autonomia di Inps e Inail, un valore fondamentale a garanzia di tutti.

Come CGIL esprimiamo la nostra netta contrarietà a questo decreto, dove si configura un abuso del potere politico verso quello amministrativo e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per vigilare su quanto sta accadendo e per tutelare gli interessi delle persone che rappresentiamo.

Il Decreto dispone, inoltre, una serie di ulteriori interventi non condivisibili (pensiamo in particolare all’articolo 2), nonché di proroghe in materia sanitaria contenute nell’articolo 3.

Innanzitutto, evidenziamo come l’articolo 2 abbia un carattere strumentale: si opera, infatti, una forzatura da parte del Governo per definire i nuovi assetti della RAI.

All’articolo 3, i commi 1 e 2 prevedono la proroga al 31 dicembre 2023 delle misure a sostegno del Servizio sanitario della regione Calabria. Con riferimento al supporto tecnico ed operativo fornito dall’AgeNaS, la proroga opera limitatamente alle unità con contratto flessibile in servizio alla data del 11 maggio 2023 e le risorse, già previste ha legislazione vigenti, sono sufficienti a coprirne i costi.

Al comma 2 si prevede che i Commissari straordinari nominati, ove non confermati, decadano entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto in esame (11 maggio 2023).

Le ragioni delle proroghe sottolineano il perdurare delle criticità del sistema sanitario calabrese. Sono ancora da raggiungere gli obiettivi legati al piano di rientro e alla garanzia di esigibilità dei LEA, obiettivi di difficile coniugazione.

Il comma 3 stabilisce che ai sub-commissari delle Regioni in disavanzo che affiancano i commissari ad acta nei compiti di risanamento finanziario venga corrisposto un compenso pari a quello definito a livello regionale per i direttori generali degli enti del Servizio sanitario.

Il comma 4, conferma, a decorrere dal l° luglio 2023, la soppressione dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto alla pandemia e il subentro del Ministero della salute. Contestualmente, la disposizione proroga al 31 dicembre 2023 la contabilità speciale ed il conto corrente bancario già nella titolarità del direttore dell’Unità.

La misura è coerente con la dichiarazione di fine dell’emergenza sanitaria da parte dell’OMS, del 5 maggio 2023.

Il comma 5 dispone l’ulteriore proroga al 1°ottobre 2023 di due organi consultivi dell’Agenzia italiana del Farmaco, la Commissione consultiva tecnico-scientifica ed il Comitato prezzi e rimborso, in scadenza il prossimo 30 giugno.

Si tratta della quinta proroga da quando è in carica il Governo. In merito al processo di riorganizzazione dell’AIFA ricordiamo le preoccupazioni già espresse nella nostra memoria al “Milleproroghe” sulla decisione di attribuire maggior potere al MEF all’interno del C.d.A. dell’AIFA.