Emanuele Luzzati (Genova, 1921 – Genova, 2007)

Ceramista, scenografo, incisore, vastissima è la sua attività nel campo dell’arte figurativa e del teatro. Si avvicina da giovane al disegno ma nel 1938 a causa delle leggi razziali deve interrompere gli studi. Nel 1940 si trasferisce a Losanna dove si iscrive alla École des Beaux Arts et des Arts Appliquées. Nel 1944, dopo essersi diplomato, allestisce uno spettacolo su testi di Alessandro Fersen, anch’egli rifugiato in Svizzera. Si dedica all’incisione illustrando il Candide di Voltaire all’acquaforte. L’anno successivo torna a Genova e tre anni dopo inizia l’attività di scenografo professionista. Allestisce il Lea Lobowitz con la regia di Fersen che gli procura numerosi riconoscimenti. Da quel momento presta la sua opera per i maggiori teatri italiani. Nel 1950 inizia a collaborare con l’architetto Pulitzer per i pannelli decorativi realizzati dalla Mita di Nervi per gli allestimenti navali. Nel 1960 partecipa alla Biennale di Venezia e nello stesso anno pubblica il primo libro con testi e illustrazioni, I paladini di Francia, da cui trae un film d’animazione con la collaborazione di Pianini. Il secondo film, Il castello di carte, risale al 1962 con un testo di Gianni Rodari. Nel 1963 fonda il «Gruppo Cooperativo Boccadasse» con Max Bill, Victor Vasarely, Gillo Dorfles, il critico Germano Celant e altri artisti e inizia a collaborare con i teatri inglesi. Dal 1982 al 1990 insegna presso il Politecnico di Genova. Nel 1991 la città gli dedica un’ampia retrospettiva presso il Museo Villa Croce. L’anno successivo riceve la laurea honoris causa in Architettura dall’Università di Genova. Nel 1993 una mostra sulla sua attività di scenografo è realizzata presso il Centre Pompidou di Parigi; tre anni dopo il Palazzo Ducale di Genova gli dedica una retrospettiva sulla lunga attività di illustratore. Nel 2001 la città di Genova ha inaugurato il Museo Luzzati.

(Chiara Caporilli)


Papagena, 2003, tecnica mista su carta, 48×33 cm

(Foto: Giuseppe Schiavinotto)

Angelo Azzurro (sul retro di Papagena), 2003, tecnica mista su carta, 48×33 cm

(Foto: Giuseppe Schiavinotto)