Roma, 23 ottobre - Dalle risposte dei lavoratori al sondaggio condotto dall'Osservatorio Futura per conto della Cgil sullo smart working emergono giudizi divergenti sui pro e i contro del lavoro da casa. Ma un dato accumuna tutte le risposte: lo smart working va regolamentato dai contratti. Otto lavoratori su dieci infatti mettono in risalto la necessità di regolare lo smart working attraverso i contratti nazionali.Ecco cos’è emerso dalla prima rilevazione (2002 interviste, realizzate dal 9 al 17 settembre scorsi), la seconda è ora in pieno svolgimento e sarà pronta per la fine del mese:La scoperta del lavoro da casa. La pandemia ci ha obbligato ad utilizzare una modalità di lavoro fino a quel momento sconosciuta ai più. Il 49%/50% dei lavoratori e delle lavoratrici intervistati non aveva mai fatto esperienze di lavoro agile prima della pandemia. Buona parte lo ha sperimentato solo con l’emergenza (il 27%). Il lavoro a distanza per una fascia di lavoratori è proseguita anche dopo la fine del lockdown e sta ritornando oggi prepotentemente alla ribalta. Tra le categorie che ne fanno uso maggiormente: i lavoratori e le lavoratrici tra i 24 e i 44 anni, i colletti bianchi, i lavoratori dei servizi e della comunicazione, i dipendenti pubblici.Si ama o si odia. Secondo i risultati del sondaggio dell’Osservatorio Futura il 60% degli intervistati giudica lo smart working una modalità di lavoro utile, anche se la percentuale dei giudizi positivi è leggermente calata con la ripresa delle attività dopo l’estate. Il 21% degli intervistati lo giudica comunque “molto positivo”.I pro e i contro. I giudizi sugli aspetti positivi e su quelli negativi del lavoro agile continuano a divergere. Una parte della popolazione lavorativa è favorevole allo smart working perché riesce ad avere più tempo a disposizione e a coniugare meglio i tempi di lavoro e i tempi di vita. Un altro aspetto positivo riguarda la possibilità di risparmiare (sui pranzi fuori, sui trasporti, ecc). Tra i punti a sfavore contro il lavoro agile ci sono invece il rischio dell’isolamento sociale, l’impoverimento delle relazioni e un orario di lavoro che si dilata senza limiti nel corso della giornata.Comunque va regolato. Un elemento unificante tra le risposte al sondaggio riguarda la regolamentazione delle nuove modalità di lavoro a distanza. Otto lavoratori su dieci che gradirebbero lavorare in smart working anche dopo l’emergenza sanitaria (o occasionalmente o con continuità) ritengono che lo strumento debba essere regolato attraverso i contratti nazionali.-------------------------------------- Per la scheda e il rapporto completo vai alla rubrica Osservatorio Futura sul sito di Collettiva.it - L’intervista. Di lavoro poco smart delle donne, del rapporto tra contrattazione nazionale e in azienda, di tempi di vita e di lavoro ne ha parlato la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti intervistata da Collettiva.it. Clicca qui - L’approfondimento. Inoltre, la piattaforma di informazione della Cgil, ha realizzato un focus su quanto il lavoro da casa sta penalizzando l'indotto delle attività che ruotano intorno agli uffici. Turismo, commercio e servizi non hanno potuto mettersi al riparo grazie al lavoro agile e anzi, in alcuni casi, ne sono stati danneggiati. Clicca qui