È evidente come l’importante divario occupazionale e salariale delle donne abbia pesanti ripercussioni anche dal punto di vista previdenziale. Nonostante le richieste formulate al Governo e contenute nella specifica piattaforma unitaria  con la Legge di Bilancio 2023 ci si inventa un’ulteriore quota “103”, si peggiora” opzione donna”, non si allarga l’Ape sociale e non si modifica in nulla la Legge Fornero. Inoltre, senza alcun confronto con le Organizzazioni Sindacali, si interviene sul meccanismo di indicizzazione delle pensioni in essere tagliando la rivalutazione rispetto all’inflazione per recuperare 3,5 miliardi di euro.

La Legge di Bilancio, infatti, proroga “Opzione donna” per un anno, modificandola e peggiorandola a tal punto da renderla una misura iniqua, discriminatoria e totalmente inutile quanto a impatto reale. Infatti, l’istituto viene completamente stravolto: da una parte innalzando il requisito anagrafico di 2 anni – conferma dei 35 di contributi ma con 60 di età da perfezionare entro il 31/12/2022 – e, dall’altra, viene fortemente delimitata la platea di coloro che potranno accedere alla misura attraverso la previsione di nuove e ulteriori condizionalità: avere un’invalidità almeno del 74%; assistere un familiare con handicap grave; essere lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione di crisi aziendale. Solamente in quest’ultima casistica i requisiti rimangono quelli vigenti – 58 anni di età e 35 di contribuzione – mentre, negli altri due casi, è prevista la riduzione del requisito anagrafico in ragione di un anno per ogni figlio, e nel limite massimo di due, con una norma potenzialmente discriminatoria e di dubbia legittimità costituzionale. Nonostante, come noto, “Opzione donna” preveda il ricalcolo totalmente contributivo dell’assegno pensionistico – e costituisca, quindi, solo un anticipo di cassa senza alcun costo aggiuntivo per il bilancio previdenziale – si è deciso un intervento così radicale da determinare lo svuotamento della platea che sarà, di fatto, limitata a meno di un migliaio di lavoratrici nel prossimo anno.

 

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