Dal 28 gennaio al 1° febbraio 1945 si tenne a Napoli il congresso della CGIL delle zone liberate. In quella occasione vennero eletti i primi Segretari generali della CGIL: Di Vittorio per i comunisti, Grandi per i democristiani e Oreste Lizzadri per i socialisti.

Dopo il 25 aprile, la CGIL unitaria dette un contributo fondamentale per la ricostruzione economica, sociale, politica e istituzionale dell’Italia, rappresentando uno degli interlocutori privilegiati dagli Alleati. Fino al 1948 l’impegno del sindacato si concentrò soprattutto su due piani. In primo luogo, CGIL e imprese firmarono una serie di accordi interconfederali che annullavano gran parte delle norme fasciste e disciplinavano istituti contrattuali molto importanti: dalle Commissioni Interne alla scala mobile, dai licenziamenti alla cassa integrazione guadagni. In secondo luogo, all’indomani del voto del 2 giugno 1946, che aveva sancito la vittoria della Repubblica sulla monarchia e aveva eletto i deputati per l’Assemblea Costituente, il sindacato giocò un ruolo politico di assoluto rilievo nella elaborazione della Costituzione, che all’articolo 1 definisce l’Italia “una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

Giuseppe Di Vittorio fu il relatore della Terza sottocommissione, incaricata di redigere le norme costituzionali sui diritti sociali ed economici. Fu grazie all’impegno della CGIL che principi e istituti fondamentali quali la libertà sindacale, la contrattazione collettiva e il diritto di sciopero entrarono nel testo finale.

Tuttavia, le differenti impostazioni culturali nel sindacato e la netta involuzione politica a livello internazionale, con lo scoppio della guerra fredda tra USA e URSS, produssero effetti laceranti. La strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947 (11 morti tra braccianti, donne e bambini), maturata negli ambienti agrari e mafiosi della Sicilia ed eseguita dalla banda di Salvatore Giuliano, aprì squarci inquietanti, rivelando intrecci perversi con settori inquinati dello Stato. All’indomani del grave eccidio, le sinistre furono estromesse dai Governi di unità nazionale. Nonostante le divisioni nella CGIL, evidenti al I Congresso di Firenze del giugno 1947, l’unità sindacale resse ancora un anno. Dopo le elezioni politiche del 18 aprile 1948, che videro la netta affermazione della Democrazia Cristiana e la sconfitta del Fronte popolare (PCI e PSI), e dopo l’attentato a Togliatti del 14 luglio da parte di un giovane squilibrato, cui la CGIL reagì con lo sciopero generale politico, la corrente democristiana decise la scissione.