Roma, 12 novembre – “Condividiamo l’approccio universalistico che mette al centro il bambino e uno dei principi ispiratori del ddl, volto a scardinare un’idea di famiglia basata sulla disparità di coinvolgimento nel lavoro di cura familiare, ma reputiamo il provvedimento troppo timido per raggiungere tale scopo. È necessaria un’azione più incisiva per sconfiggere una cultura tanto radicata e intrisa di stereotipi di genere e di ruolo”. Così la Cgil in una nota che dà conto dell’audizione di ieri in Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sul Family act, a cui sono intervenuti Susanna Camusso, responsabile Politiche di Genere, e Sandro Gallittu, responsabile Ufficio Nuovi diritti.

“Siamo perplessi sull’uso del ddl – spiegano i dirigenti sindacali – poiché non consente analisi approfondite in assenza dei futuri provvedimenti attuativi”.

“Condividiamo l’approccio universalistico che mette al centro il bambino e la bambina – ribadiscono – ma alcune previsioni riguardanti offerta privata e congedi vanno invece nella direzione del sostegno al nucleo familiare di appartenenza”. Per quanto riguarda i congedi, è stata evidenziata “la necessità di una rivisitazione complessiva riguardo alla possibilità di fruizione di tutti i soggetti destinatari: da tempo infatti le famiglie omoparentali segnalano la difficoltà di fruizione da parte del secondo genitore”.

Secondo Camusso e Gallittu, “il testo è eccessivamente timido per scardinare una situazione tanto radicata: ci si limita infatti a un mero recepimento della direttiva UE 2019/1158 al minimo delle possibilità, ignorando la raccomandazione rivolta agli stati membri di ampliare i provvedimenti. È necessaria un’azione ben più incisiva”. “Alcuni strumenti sembrano andare nella giusta direzione, come i due mesi di congedo parentale non trasferibili all’altro genitore, i dieci giorni di congedo obbligatorio di paternità al momento della nascita, ma – sostengono – non sembrano sufficienti a modificare la prospettiva: far riferimento al ‘lavoro femminile’ pone già in un’ottica assimilabile allo stereotipo che si vorrebbe destrutturare: la Donna, Madre, Sposa, angelo del focolare domestico, a cui si offrono come unica possibile soluzione delle modalità per consentirle di conciliare quel peso con il lavoro”.

“Il vestito è consunto – concludono Camusso e Gallittu – non si tratta di rattopparlo ma di sostituirlo ex-novo, affrontando innanzitutto le storture del mercato del lavoro che rendono più precario il lavoro femminile, in particolare delle giovani donne”.

Di seguito riportiamo la memoria presentata l’11 novembre in audizione alla Camera dei Deputati in merito al ddl Family Act.