E' stata pubblicata nei giorni scorsi la relazione della Corte dei conti europea sulla digitalizzazione delle scuole.

Quello che viene messo in luce è che i Paesi dell’Unione europea hanno usato solo in misura limitata i fondi europei stanziati per questo obiettivo.

Nel corso del 2022 gli auditor della Corte hanno visitato sei Stati membri (Germania, Grecia, Croazia, Italia, Austria e Polonia) per esaminare i progressi della digitalizzazione delle scuole, notando che le azioni finanziate dall’Ue avrebbero potuto produrre un maggiore impatto se fossero state meglio integrate nelle strategie nazionali o regionali.

Anche se l’Italia, secondo i funzionari incaricati di verificare e certificare la conformità del Piano rispetto ai progetti in atto, risulta l’unico tra gli Stati analizzati a fare riferimento a un concreto piano d’azione per la digitalizzazione delle scuole per il periodo 2014-2020, tale processo tarda a consolidarsi.

Se poi guardiamo in particolare agli aspetti legati all’infrastrutturazione digitale, non possiamo non manifestare ancora una volta la nostra preoccupazione riguardo ai ritardi fino ad ora registrati, che rischiano di non farci raggiungere gli obiettivi fissati.

Il riferimento è al “Piano scuola connessa” (Missione 1, componente 2, investimento 3.1.3 del  PNRR) con il quale si dovrà fornire almeno 1 giga bit di connessione a 9,000 scuole entro metà 2026 (secondo quanto  indicato nelle procedure di appalto, in contraddizione con il termine fissato a livello europeo, nel 2025).

 

Ma, “In Italia, nonostante il significativo aumento del numero di edifici scolastici connessi dall'inizio del programma nel 2020, si osservano notevoli ritardi nell'attuazione del programma in alcune regioni, il che mette a rischio il raggiungimento dell'obiettivo per il 2025 per l'intero territorio nazionale”.

Eppure, come si legge nel rapporto, sono proprio la “bassa velocità di connettività e le reti inadeguate negli edifici scolastici”, che hanno “reso difficile a molte scuole di utilizzare al meglio le attrezzature finanziate dall’Ue”, come le applicazioni cloud o le piattaforme didattiche.

Motivo per cui la Corte rileva che alcuni stati membri potrebbero non raggiungere l'obiettivo gigabit entro il 2025.

Vorremmo non essere tra questi.

Per questa ragione, dopo i rilievi sollevati da Bruxelles ci aspettiamo che il Governo chiarisca nel dettaglio quali necessarie e indispensabili accelerazioni intende imprimere per far si che l’Italia colmi velocemente i gap evidenziati.