Roma, 19 aprile – “Il lavoro è il punto critico del documento di economia e finanza appena varato dal Governo: si dovrà aspettare il 2024 per vedere una diminuzione della disoccupazione. Non possiamo attendere tre anni per introdurre misure straordinarie, è necessario intervenire subito con un Piano per la piena e buona occupazione”. Così la vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi nel corso dell’audizione sul Def nelle commissione congiunte Bilancio di Camera e Senato.

“Il nostro Paese scommette sulla crescita, ma solo attraverso le risorse contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con le risorse nazionali – spiega la dirigente sindacale – bisogna realizzare un Piano straordinario che, in sinergia con le misure attese sul versante degli ammortizzatori sociali universali e della formazione, possa dare soluzioni occupazionali immediate ai lavoratori più colpiti, giovani e donne, e ridurre le differenze territoriali in termini anche di qualità del lavoro. Una ripresa fondata sulla precarietà non è accettabile”.

“Per far ciò – prosegue Fracassi – è essenziale una riforma fiscale complessiva che affronti le diseguaglianze fiscali. Il tema del sostegno alle misure espansive nazionali attraverso interventi fiscali redistributivi è esplicitamente evidenziato da importanti istituzioni internazionali. Purtroppo, non c’è traccia di tale dibattito nel nostro Paese, lo stesso Def posticipa la riforma fiscale nel secondo semestre 2021 e le misure ad oggi messe in campo vanno in direzione diversa”.

Per la dirigente sindacale “le misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza devono trovare adeguato sostegno nella spesa corrente per renderle esigibili, in particolare quelle legate alla infrastrutturazione sociale, centrali per garantire equità e rispondere alle disuguaglianze sociali e territoriali”.

Inoltre, la vice segretaria generale della Cgil ritiene condivisibile l’obiettivo di anteporre investimenti e rigenerazione e quindi sviluppo del Paese ai target del Patto di Stabilità, ma “sottolineiamo, ancora una volta, che gli obiettivi di crescita senza una politica industriale governata e un ruolo da protagonista dello Stato rischiano di rafforzare le disuguaglianze territoriali a partire dal Mezzogiorno, non affrontare le crisi industriali in atto e non definire compiutamente la specializzazione produttiva dell’Italia”.

“Naturalmente tutto ciò non potrà prescindere – conclude Fracassi – da interventi fondamentali, come la proroga del blocco dei licenziamenti, investimenti nel sistema sanitario, e una riforma delle pensioni e della non autosufficienza”.

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