Il DEF rivela che i tagli alla sanità per i prossimi anni sono già stati decisi in un Intesa Stato Regioni dell’11 febbraio scorso: -3,5 mld nel 2017 e -5 mld dal 2018. Ma l’intesa è rimasta, finora, nascosta.Così la spesa sanitaria in percentuale sul PIL, ipotizzata dal DEF, scende dal 6,8% attuale (già sotto la media dei Paesi Ocse) al 6,7% del 2017, al 6,6% del 2018 fino al 6,5% del 2019.L’Intesa Stato Regioni (finora nascosta), ha dunque anticipato il DEF, scaricando sulla sanità i tagli previsti dall’ultima legge di stabilità (il contributo di Regioni e PA alla manovra): 3,5 miliardi nel 2017 e 5 miliardi a decorrere dal 2018. Di conseguenza è stato fissato il livello del finanziamento sanitario (FSN) a 113 mld nel 2017 e a 114,9 mld nel 2018. Il FSN rimane ben al di sotto della crescita del PIL nominale e non copre nemmeno l’aumento dei prezzi.Il risultato, precisa il DEF, è possibile associando le riduzioni di spesa per beni e servizi a quella per il personale: dunque si continuano a colpire servizi e prestazioni e condizioni di lavoro.Ma è il crollo dell’incidenza della spesa sanitaria sul PIL che desta l’allarme maggiore: nel 2019 crolla al 6,5% cioè al di sotto del livello di rischio per la salute indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il colpo assestato al Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale, e quindi al diritto alla tutela della salute e alle cure, rischia di essere mortale.