Roma, 11 aprile – “I dati relativi al Reclamo collettivo n. 91 della CGIL sono aggiornati alla pubblica udienza che si è tenuta davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a Strasburgo il 7 settembre 2015 e non sono mai stati smentiti dal Ministero della Salute e dal Governo italiano come ha attestato il Comitato Europeo che ha riconosciuto che nessuna prova è stata fornita per dimostrare che la Legge n.194 è applicata correttamente in relazione agli artt. 1, 11, 26 ed E della Carta Sociale Europea”. Così Loredana Taddei, responsabile politiche di genere Cgil, replica al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

“Nonostante le sollecitazioni e la documentazione di tutti i casi di malfunzionamento, il ministero della Salute - prosegue Taddei - non ha fornito la prova di aver superato le criticità che sono state quindi accertate dal Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa. Non è mai stata data risposta neanche alle numerose mozioni presentate in Parlamento da parte di parlamentari che chiedevano conto dello stato di applicazione della legge n.194 a seguito della prima decisione del Comitato Europeo”.

“La prima decisione del Comitato Europeo - ricorda Taddei - non risulta neanche citata dalle ultime due relazioni del ministero al Parlamento sullo stato di applicazione della legge n.194. In sede di udienza pubblica, anzi, i rappresentanti del ministero e del governo hanno ammesso le criticità, affermando che si tratta di problemi territoriali”.

“Proprio su questo punto - conclude Taddei - la Cgil auspica un confronto serio e definitivo che conduca l'Italia a superare questo stato di disapplicazione e disorganizzazione degli ospedali e delle Regioni. Questa seconda decisione del Comitato Europeo è una preziosa occasione per tutti: per le donne, per i medici non obiettori e per i medici obiettori a cui nessuno chiede di svolgere le interruzioni di gravidanza. Occorre una buona organizzazione degli ospedali e delle Regioni come già richiede la Legge n.194”.