Roma, 15 aprile - “Da quando apprendiamo dalla stampa sono pronte nuove misure di contrasto alla povertà che sostituiranno il Reddito di Cittadinanza. Aspettiamo di esaminare i testi, ma esprimiamo già forti perplessità sia di merito che di metodo: non è questa la strada giusta”. Lo afferma la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi. 

“Innanzitutto - sottolinea la dirigente sindacale - si divide in due la platea della popolazione in condizione di povertà, distinguendo tra nuclei con minori, disabili e persone over 60 anni, e tutti gli altri con persone ritenute ‘occupabili’. Si passa, quindi, da uno strumento universale di contrasto alla povertà a una misura categoriale che prevede percorsi, importi economici, durata dei trattamenti e presa in carico distinti a prescindere dalla reale condizione di povertà e di disagio dei nuclei familiari e delle persone che li compongono”. 

Per Barbaresi “è una scelta che sottende a un’idea di fondo di povertà come colpa del singolo anziché un problema collettivo da affrontare con la presa in carico complessiva per contrastare e prevenire disagio, povertà e rischio di esclusione”. “La rimodulazione delle soglie Isee - aggiunge la segretaria confederale - farebbe prevedere un’inevitabile riduzione della platea dei beneficiari quando invece servirebbe tener conto dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita registrato negli ultimi mesi per adeguare soglie e benefici”.

“Rileviamo criticità anche sul metodo visto che il Governo non ha ancora avviato nessun confronto con le Organizzazioni sindacali né con l’Alleanza contro la Povertà. Se i provvedimenti istitutivi di nuove misure dovessero essere adottati senza nessun confronto o interlocuzione - conclude Barbaresi - sarebbe un fatto davvero grave”.