Roma, 28 marzo - “Il disegno di legge n. 623, presentato da alcuni deputati di Fratelli d’Italia, che intende abrogare il reato di tortura nel codice penale, va respinto”. Lo affermano, in una nota, i segretari confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Giuseppe Massafra che aggiungono: “aver introdotto il reato di tortura nel nostro ordinamento è segno intangibile di civiltà e democrazia e come tale va assolutamente mantenuto”.

Per i due dirigenti sindacali “suscita una profonda indignazione la giustificazione addotta dai Parlamentari che lo hanno presentato: il reato di tortura impedirebbe ai lavoratori di polizia di svolgere il proprio lavoro. Si tratta di un’ipotesi di provvedimento grave che rappresenta un arretramento culturale, politico e giuridico, a maggior ragione mentre si sta avviando il processo per i fatti di Santa Maria Capua Vetere”.

Inoltre, sottolineano Barbaresi e Massafra “emerge una preoccupante concezione del ruolo delle forze di polizia e delle forze armate, fondata su una visione autoritaria e militarizzata della società, che le mette in contrapposizione con il resto della popolazione, divarica il rapporto di fiducia con i cittadini e rischia di incrinare la tenuta democratica del Paese. La tutela delle forze di polizia - aggiungono - si realizza attraverso la difesa dello Stato di diritto e non mettendo in discussione il reato di tortura, il cittadino in qualsiasi condizione giuridica si trovi va tutelato nei suoi diritti fondamentali senza dover subire vessazioni e violenza”. “Le lavoratrici e i lavoratori in divisa, anche quelli facenti parte delle forze armate, chiedono - proseguono i due segretari confederali - di lavorare nel rispetto della democrazia, dei valori costituzionali e dei diritti inviolabili dell’uomo. Il sostegno alle forze di polizia e a quelle armate deve concretizzarsi in ben altro modo”.

“Serve un riconoscimento della loro capacità professionale garantendo le necessarie risorse economiche per i rinnovi contrattuali, per la formazione continua e permanente, per realizzare un piano di assunzioni che, riportando gli organici alla loro giusta dimensione ed eliminando turni di lavoro massacranti, garantisca - concludono Barbaresi e Massafra - l’efficienza del servizio di sicurezza nel rispetto dei contratti collettivi e nella piena tutela dei loro diritti”.