Roma, 2 febbraio - “La legge 162/2021 ha promosso un nuovo istituto nel nostro ordinamento, quello della certificazione della parità di genere. Un istituto che ha come obiettivo quello di valorizzare le politiche e le pratiche che possano ridurre il divario di genere nelle opportunità di crescita occupazionale, nei livelli salariali, nei ruoli all’interno delle imprese”. Lo affermano le segretarie confederali di Cgil, Cisl, Uil Tania Scacchetti, Daniela Fumarola, Ivana Veronese.

“Uno strumento - proseguono le dirigenti sindacali - che abbiamo giudicato importante a patto che sia fortemente collegato alla contrattazione e adottato con il pieno coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori. Inoltre offre due importanti incentivi alle aziende che adottano la certificazione: un esonero contributivo e l’attribuzione di un punteggio premiale nella partecipazione ai bandi di gara finanziato con fondi europei”.

Per Scacchetti, Fumarola, Veronese “se, come sembra, nel codice dei contratti in discussione alla Commissione al Senato è sparito il riferimento alla certificazione della parità di genere saremmo di fronte a una scelta grave, che considera i temi della parità di genere come un tema burocratico e non come una necessità per far ripartire con maggiore sostenibilità e maggiore equità la crescita del Paese”. “Chiediamo quindi che si recuperi quel riferimento e si rafforzino, con riguardo alle risorse Pnrr ma non solo, tutte le politiche e le azioni utili a favorire la piena e forte partecipazione delle donne al mercato del lavoro”, concludono Scacchetti, Fumarola, Veronese.