Roma, 30 luglio - “A poche ore dalla violenta aggressione che ha ucciso Alika Ogorchukwu varrebbe la pena interrogarsi davvero. Che società siamo diventati? Quali comunità stiamo costruendo se un uomo viene ucciso sotto i colpi di una stampella in pieno centro cittadino mentre intorno a lui la gente vede, commenta, filma?” Così, in una nota, la Cgil nazionale.

“Una violenza inaudita, scatenata per futili motivi che - sottolinea la Confederazione - ci interroga anche sulla distanza da ciò che consideriamo diverso. Non possiamo non pensare e non riflettere se il colore della pelle di Alika, la sua condizione sociale siano determinanti nelle nostre reazioni e nelle nostre valutazioni”.

“Una cosa è certa, dovremmo essere terrorizzati dall’indifferenza e dalla assuefazione e nell’unirci al dolore dei familiari e degli amici dovremmo assumere l’impegno a mettere in atto ogni azione che ricostruisca legami di solidarietà, di inclusione, di senso di comunità. Non possiamo essere spettatori di una società violenta, ma - conclude la Cgil - attori di una società accogliente e solidale".