La CGIL è impegnata per:

  • Monitorare sulla reale applicazione del Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere e sul perseguimento degli obiettivi strategici;
  • Una rete dei servizi pubblici, per una reale integrazione sociale, sociosanitaria e sanitaria che dia centralità ai Distretti sociosanitari (consultori pubblici, case della Comunità, ospedali di Comunità, RSA…);
  • Assicurare la piena attuazione della legge 405/75 (istituzione dei Consultori Famigliari) con una rinnovata attenzione riguardo alle giovani, alle migranti e alle anziane. Questi obiettivi presuppongono di poter raggiungere finalmente l’obiettivo (già previsto dalla L. 34/1996) di almeno un consultorio ogni 20mila abitanti e di usufruire di organici stabili e adeguati ai bisogni delle donne;
  • Coinvolgere il personale pubblico specialistico in percorsi di assistenza (anche nelle scuole) che riguardino la salute psicologica e mentale dei giovani adolescenti anche per la parte che riguarda la cyber violenza e “l’abuso sessuale tramite immagini”;
  • Ottenere nei consultori spazi dedicati agli adolescenti e la disponibilità di anticoncezionali gratuiti, anche come prevenzione alle malattie sessualmente trasmesse;
  • Coinvolgere il personale sanitario in percorsi educativi (anche nelle scuole) sulla salute riproduttiva e su alcune patologie che interessano in particolare le donne giovani (endometriosi, dismenorrea, vulvodinia..);
  • Garantire adeguati servizi alle donne in maternità anche per prevenire, individuare e contrastare l’insorgere delle depressioni post partum;
  • Promuovere su tutto il territorio nazionale l’attività di screening per prevenire le principali patologie femminili e le malattie sessualmente trasmissibili, anche per le over 65;
  • Promuovere percorsi per il periodo pre e post menopausa con specifica attività di screening gratuita;
  • Garantire anche nei pronto soccorso e nei consultori pubblici una prima accoglienza/orientamento alle donne vittime di violenza;
  • Garantire l’accesso all’aborto legale e sicuro (Legge 194): va messa in atto una informazione capillare e una reale accessibilità e gratuità degli strumenti alternativi alla pratica chirurgica e all’ospedalizzazione e deve essere garantita la gratuità dei contraccettivi per i giovani, come già previsto in alcune normative regionali.
  • Promuovere una ricognizione puntuale sulla presenza degli obiettori nelle realtà ospedaliere e nei consultori; l’obiettivo da raggiungere è quello di un rapporto numerico ideale tra obiettori e non obiettori (anche attraverso percorsi di reclutamento e contratti ad hoc) che garantisca la possibilità per tutte le donne che lo chiedono di accedere alla IVG, e sollecitando ad ogni livello le istituzioni preposte affinché la normativa venga rispettata;
  • Garantire l’attuazione delle linee guida sulla somministrazione della RU486 sperimentando normative regionali verso l’aborto domiciliare, così come già previsto in diversi Paesi europei;
  • Prevedere presso consultori e ospedali, sportelli per persone LGBTQI+ e percorsi di sostegno per chi desidera intraprendere o ha intrapreso percorsi di affermazione di genere anche non binaria;
  • Garantire la piena integrazione delle donne migranti anche attraverso la figura del mediatore/mediatrice culturale, che va prevista in ogni servizio, e l'accessibilità delle prestazioni sanitarie (in particolare su madri e bambini) nell’ambito dei servizi di prevenzione e cura. Va garantita l'iscrizione al SSN anche in assenza di un titolo di soggiorno. Promuovere percorsi di formazione che consentano alla totalità degli operatori sociosanitari di affrontare con competenza le diverse istanze di un'utenza plurietnica;
  • Poiché le donne hanno un’aspettativa di vita maggiore rispetto agli uomini e pensioni più basse è necessario garantire una efficace ed efficiente presa in carico delle anziane con malattie croniche e di quelle non autosufficienti, anche attraverso risposte individualizzate che tengano conto dell’ambiente familiare, del contesto di vicinato;
  • Promuovere il cosiddetto invecchiamento attivo e sconfiggere la solitudine attraverso percorsi di socializzazione: progetti culturali, artistici, attività fisica; tutte le regioni devono attuare la Legge quadro sull’invecchiamento attivo;
  • Promuovere formazione e informazione sulla salute e sicurezza in ottica di genere, a partire dalla prevenzione degli infortuni domestici (una delle principali cause invalidanti per le donne; si pensi anche alle assistenti familiari: colf e badanti, baby sitter) anche attraverso le valutazioni dei rischi e adeguati dispositivi di protezione. Così come la valutazione delle malattie professionali necessita di una specifica diagnosi che tenga conto delle differenze di salute tra i generi nella definizione di percorsi preventivi, diagnostici, terapeutici e assistenziali specifici per ciascuno dei due sessi;
  • Promuovere la conoscenza delle differenze di genere, da valutare con attenzione nella compilazione dei DVR e nell’individuazione dei DPI, per una maggiore appropriatezza della tutela della salute.
  • Promuovere la riprogettazione delle città e dei servizi pubblici per una concreta condivisione delle responsabilità famigliari, per migliorare la qualità della vita e la sicurezza delle donne (gender urban planner: tempi di vita, servizi, infrastrutture, mobilità, spazi pubblici e sicurezza), con un’attenzione specifica anche a percorsi di co-working cittadini, anche in risposta all’isolamento causato dallo smart working

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