La CGIL è impegnata per un cambiamento profondo di paradigma sociale, economico e ambientale che ponga al centro delle politiche nazionali, europee e globali il valore e la dignità del lavoro quale
elemento fondante di ogni democrazia. Per farlo, intende rafforzare l’azione e l’incidenza della CES, Confederazione europea dei sindacati e della CSI, Confederazione sindacale internazionale.
Il modello di sviluppo affermatosi negli ultimi decenni ha aumentato le sacche di povertà geografiche, generazionali e di genere e ha creato una crescente concentrazione di ricchezza, erodendo diritti, libertà e democrazia. Rivendichiamo un nuovo modello di sviluppo e di società fondato sui diritti umani e del lavoro, sulla sostenibilità ambientale, sull’economia disarmata, sulla solidarietà e sulla cittadinanza globale. Non è più rinviabile una redistribuzione della ricchezza, la tassazione dei grandi capitali e delle transazioni finanziarie, l'eliminazione dei paradisi fiscali, dell’evasione e dell’elusione fiscale.
La CGIL, in tal senso, conferma il suo impegno per la ratifica, la promozione e il monitoraggio degli standard internazionali del lavoro definiti dall’OIL, oltre che per l’adozione di norme sulle nuove forme di lavoro.
La pandemia ha messo a nudo un sistema che non è in grado di dare risposte ai bisogni dell'umanità e del pianeta. Ancora oggi, a più di due anni dalla diffusione del virus Sars-Cov2, l’accesso ai vaccini e alle cure è negato a milioni di persone. Una mostruosità imposta dalla lobby delle multinazionali dell’industria farmaceutica e dalla debolezza, se non complicità, delle istituzioni e dei governi anche europei. La sospensione dei brevetti dei vaccini è la condizione ineludibile, anche se non sufficiente, per sconfiggere la pandemia, assunta spesso come pretesto per la compressione delle tutele, a partire dalla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Assistiamo ad un aumento della produzione e commercio di armi, dei conflitti armati e delle guerre anche alle porte dell’Unione europea, come dimostra la recente drammatica escalation in Ucraina. La
CGIL ha chiesto, insieme a CISL e UIL, di promuovere un accordo politico tra tutte le parti per un'immediata de-escalation della tensione e per la ricerca di un negoziato politico nel rispetto della sicurezza e dei diritti di tutte le popolazioni coinvolte.
In assenza di questo non vi è e non vi saranno pace e democrazia in Medio Oriente e ai confini dell’Unione Europea, in Africa e nel mondo intero. Già oggi, tanto in Europa come in altre regioni del pianeta le democrazie sono sotto attacco, mentre crescono e si diffondono terrorismo, organizzazioni neo-fasciste e di estrema destra, fondamentalismi e razzismo.
La CGIL riafferma la necessità di un’Europa sociale anche attraverso un’attiva partecipazione alla Conferenza sul futuro dell’Europa chiedendo l’introduzione di un Protocollo per il progresso sociale per ribadire l'assoluto rispetto dei principi enunciati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dei principi in garanzia dello Stato di diritto sanciti nei trattati.
La CGIL è impegnata per una riforma della governance economica europea e del relativo patto di stabilità e crescita in grado di coniugare realmente la stabilità economica e finanziaria con lo sviluppo economico e occupazionale. Ci impegneremo per migliorare le proposte di iniziativa legislativa in campo in ambito europeo su salari minimi, lavoro delle piattaforme, trasparenza salariale, equilibrio vita/lavoro e per rivendicare la piena attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e un dialogo sociale europeo che produca diritti, avanzamento sociale e convergenza verso l’alto.
La crisi afghana ha messo ulteriormente in evidenza le contraddizioni delle politiche dei governi, in particolare di quelli dell’Unione Europea, relativamente alle politiche migratorie. Il Patto Europeo su
immigrazione e asilo è il tentativo esplicito di cancellare il diritto d’asilo e di criminalizzare l’immigrazione e la solidarietà. La CGIL rifiuta le politiche di esternalizzazione, le pratiche dei respingimenti e dei centri di detenzione, le chiusure di porti e delle frontiere che caratterizzano la visione securitaria dell’Unione Europea. Non vogliamo e non possiamo più assistere alle morti in mare, ai respingimenti lungo la rotta balcanica e alla frontiera tra Bielorussia e Polonia, né tanto meno alla chiusura di ogni via d’accesso al diritto d’asilo in Europa. Chiediamo che alla prossima scadenza non venga riconfermato il memorandum Italia-Libia.
Per la complessità e l’urgenza di queste sfide globali, la CGIL continua il lavoro di alleanze e di riflessioni per l’elaborazione di richieste e proposte alle istanze sindacali europee ed internazionali e il rafforzamento di un’agenda sindacale europea e globale progressista, affinché vi sia maggiore determinazione e trasparenza nel lavoro sindacale di rivendicazione dei diritti in ogni campo.
Le centinaia di manifestazioni di solidarietà e sostegno alla nostra organizzazione da sindacati ed associazioni di ogni parte del mondo in seguito al vile attacco fascista del 9 ottobre 2021 sono un ulteriore incentivo e stimolo per un impegno ancora più intenso e programmato, sia per dare maggiore confederalità alla nostra azione, sia per un coordinamento con le Federazioni globali di settore, in vista delle prossime scadenze congressuali della CSI e della CES.