Un seminario per riflettere sulle complesse luci e ombre delle dinamiche geopolitiche - guerra, pace e diritti, giusta transizione, digitalizzazione ed economia verde – e come queste si intrecciano con le sfide del sindacato. Quale il ruolo del sindacato per rafforzare la capacità di lettura dei nuovi equilibri geopolitici e affrontare il futuro. E’ stato questo lo spirito dell’iniziativa, promossa dall’Area delle Politiche Europee e Internazionali della CGIL e dall’associazione sindacale di quadri professionisti e alte professionalità APIQA, rivolta soprattutto ai componenti del comitato direttivo, riuniti in assemblea l’8 novembre 2022 presso il Centro Congressi Frentani di Roma, dal titolo “Geopolitica e lavoro: dinamiche internazionali e ruolo del sindacato per affrontare il futuro”.

Federica Cochi, presidente di APIQA, ha introdotto il tema della tavola rotonda, che è stata moderata dalla giornalista di Collettiva, Patrizia Pallara, richiamando l’attenzione sulla drammatica situazione internazionale ed europea creata dai diversi conflitti in corso, a partire da quello in corso in Ucraina, alle porte dell’Europa, alla Bielorussia, all’Iran, dove si consumano violazioni dei diritti umani e sindacali in contrasto con i principi universali di libertà e democrazia, e sugli effetti devastanti economici e sociali della guerra per le lavoratrici e i lavoratori.

Sergio Bassoli, dell’Area Politiche Europee e Internazionali, è intervenuto focalizzandosi sul tema della pace e dei diritti umani. Ha sottolineato come la visione competitiva degli stati abbia alimentato l’industria delle armi nel mondo al punto da condurre al rischio concreto, impensabile solo un anno fa, che l’intera umanità possa autodistruggersi con una guerra nucleare. A questa visione competitiva, occorre, invece, contrapporre una visione universalistica e di futuro che garantisca a tutti la sicurezza comune.

Elena Crasta, del Just Transition Center, fondato dal sindacato internazionale nel 2016 per affrontare il processo di decarbonizzazione dell’economia e svolgere attività di supporto ai sindacati che intendono influenzare il processo di transizione per creare più occupazione ed essere riconosciuti al tavolo dei negoziati, ha evidenziato come tutti i settori dell’economia siano investiti dal processo di transizione, in particolare il settore energetico, e come il sud del mondo indebitato non abbia altrettanta possibilità di affrontare la transizione giusta come il mondo sviluppato.

La professoressa Annamaria Simonazzi, docente di economia politica presso l’Università la Sapienza di Roma, ha presentato un quadro delle complessità geopolitiche ed economiche, delineando gli effetti asimmetrici creati dalla guerra in Ucraina sui paesi europei: alla vecchia divisione tra nord e sud, si aggiunge la nuova divisione tra est ed ovest. Per Simonazzi le istituzioni e le politiche europee dovrebbero accogliere un nuovo modello di sviluppo, un’agenda macroeconomica e di politica sociale che diano risposte alla transizione ecologica in corso.

Salvatore Marra, coordinatore dell’Area Politiche Europee e Internazionali, ha concluso i lavori del seminario sostenendo che il contesto geopolitico internazionale è il punto di partenza delle vertenze sindacali, richiama in campo il sindacato che sta prendendo decisioni forti a favore della pace, del negoziato per concludere la guerra in Ucraina, di misure che contrastino l’impatto economico e sociale della guerra sui lavoratori e della giusta transizione. Riguardo all’Unione europea, ha evidenziato un disegno dei negoziati di pace dai contorni ancora deboli, nonché la necessità urgente di una riforma UE del progetto di governance, di una riforma istituzionale del Parlamento europeo che sia in grado di rispondere alle esigenze sindacali.

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