Il 15 novembre scorso il “Piano Italia 5G” è stato messo in consultazione pubblica con l’obiettivo di pervenire alla definizione del Piano finale che sarà oggetto di notifica alla Commissione europea ai sensi dell’art. 108 TFUE.

Questo ulteriore tassello completa il piano di ricognizione fino ad oggi effettuato dal Mise (attraverso Infratel) per mappare le reti esistenti e le coperture previste dagli operatori nei prossimi cinque anni per garantire lo “step change”, ovvero il “salto di qualità” in termini di prestazioni, rispetto alla situazione di connettività corrente.

Oggetto di quest’ultima consultazione è dunque l’esito della mappatura delle reti mobili conclusa il 31 agosto 2021.

Scopo dell'intervento, previsto dalla Strategia italiana per la banda ultralarga e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), è come è noto quello di incentivare la realizzazione delle infrastrutture di rete per lo sviluppo e la diffusione del 5G, con uno stanziamento di 2,02 miliardi di euro “nelle sole aree in cui il mercato non risulta, entro il 2026, in grado di raggiungere tali obiettivi, ossia nelle cosiddette “aree a fallimento di mercato”.

L'obiettivo è abilitare i casi d’uso afferenti alle tre categorie previste dall’International Communication Union (ITU) che rappresentano un vero e proprio salto tecnologico:

  • enhanced Mobile BroadBand (eMBB), ovvero la banda larga migliorata, che consente un’elevata velocità di connessione e capacità di trasmissione per gli utenti finali;
  • massive Machine Type Communication (m-MTC), che permette di gestire in modo economico la connessione robusta di miliardi di dispositivi senza sovraccaricare la rete;
  • Ultra-Reliable Low Latency Communication (URLLC), indispensabile per rendere possibili comunicazioni ultra-affidabili a bassa latenza supportando i requisiti più avanzati richiesti da alcuni settori applicativi verticali, tra cui la guida autonoma per il settore automobilistico, le chirurgia remota, la robotica e le soluzioni cloud per Industry 4.0.

Per fare ciò, il Piano prevede prevede due linee di intervento distinte e tra loro complementari:

- la realizzazione di rilegamenti di backhauling in fibra ottica per le stazioni radio base (SRB) prive di tale rilegamento al 2026, secondo i piani dichiarati dagli operatori in fase di mappatura;

- la realizzazione di nuove infrastrutture di rete per la fornitura di servizi radiomobili con velocità di trasmissione, in usuali condizioni di punta del traffico, di almeno 150 Mbit/s in downlink e 50 Mbit/s in uplink, in aree che, sulla base dei risultati della mappatura, risultano caratterizzate al 2026 da velocità in downlink inferiori a 30 Mbit/s nelle medesime condizioni di traffico.

Questo è quanto viene richiesto ai soggetti che saranno individuati tramite procedura di gara:
“I soggetti aggiudicatari, beneficiari del contributo pubblico per la realizzazione dei collegamenti di backhauling in fibra ottica delle SRB, dovranno offrire accesso all’ingrosso secondo le condizioni definite dall’Agcom. I soggetti che beneficiano del finanziamento pubblico per la realizzazione di nuovi siti radiomobili dovranno attivare il servizio commerciale direttamente al pubblico, nonché mediante offerta di accesso all’ingrosso secondo le condizioni definite dall’Agcom, nel rispetto degli obiettivi prestazionali sopra indicati (150 Mbit/s in download e 50 Mbit/s in upload in tipiche condizioni di punta del traffico)".

Inoltre, “La stazione appaltante configurerà la procedura di gara individuando un numero di lotti che, tenuto conto della specifica struttura del mercato e degli esiti della mappatura, risulti idoneo a garantire la corretta dinamica concorrenziale in fase di gara e l’efficienza dell’intervento pubblico in conformità alla teoria economica e alla più recente giurisprudenza amministrativa in materia di procedure di gare. I lotti potranno essere delineati anche in base alle diverse tipologie di aree oggetto di intervento pubblico, quali ad esempio quelle che interessano le direttrici di trasporto stradali e ferroviarie".

Come abbiamo avuto modo di ricordare in più occasioni, non sfugge l’importanza di dotare il nostro Paese di tecnologie abilitanti come quelle sopra descritte.
La modalità con cui si raggiungerà l’obiettivo non è naturalmente indifferente.
Per questa ragione riteniamo utile inviare in allegato la “Relazione finale della mappatura 2021 reti a banda ultralarga – connessioni mobili” e il testo del “Piano Italia 5G” messo in consultazione pubblica.
Anche questi ultimi documenti, sebbene riportino un po' di dati e di tabelle non sono a nostro avviso sufficienti per definire un percorso chiaro di dove e come si intendono concentrare gli investimenti pubblici, ma possono rappresentare un punto di partenza per sviluppare il confronto a livello regionale sul tema dello sviluppo delle reti 5G.