“Il ddl n. 1893 sull’esercizio della libertà sindacale nell’ambito militare non risponde alla pronuncia della Corte Costituzionale che ha riconosciuto il diritto ai lavoratori in divisa di costituirsi in sindacati e ha dato a questi ultimi un ruolo di interlocuzione esplicito e chiaro. La discussione in Commissione Difesa del Senato vede tutte le forze politiche, che in maniera trasversale sostengono il provvedimento, continuare a ignorare le richieste dei militari, e gli ultimi emendamenti presentati dal relatore sen. Vattuone hanno avuto la capacità di peggiorare ulteriormente una legge pessima, con cui si sceglie di dare risposte concrete alla dirigenza militare e non darne nessuna alle esigenze di migliaia di lavoratori”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra, che ribadisce il giudizio dato sul provvedimento insieme a diciotto organizzazioni sindacali militari nell’iniziativa sul tema tenutasi gli scorsi 13 e 14 luglio.

Il dirigente sindacale sottolinea i punti maggiormente critici del ddl: “la giurisdizione amministrativa in luogo di quella del giudice del lavoro, la limitazione alla sola tutela collettiva e non anche a quella individuale che rende più debole il lavoratore di fronte all’autorità militare, la volontà del legislatore di mantenere ancora in essere i COCER con tutte le prerogative a loro riconosciute, compresa quella della partecipazione ai tavoli contrattuali, mentre alle organizzazioni sindacali a tre anni dalla sentenza della Corte Costituzionale non è riconosciuto nemmeno il diritto all’esercizio dell’attività sindacale”. Si tratta di “segnali della volontà di non ascoltare le richieste dei lavoratori, recidendo ogni forma di interlocuzione. Questo – sostiene Massafra – è il modo peggiore di operare, perché spezza il rapporto fra politica e società civile che è la linfa della democrazia”.

“Soprattutto dal relatore della Commissione e da una forza che si ispira ai valori del lavoro e alla difesa dei suoi diritti come il Pd – sottolinea il segretario confederale – non ci si aspettava questo atteggiamento sordo alle sacrosante ragioni dei militari”.

“Occorre riaprire il confronto – conclude – per costruire una riforma equilibrata e all’altezza del necessario processo democratico dichiarato dalla sentenza della Corte Costituzionale”.