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Roma, 10 giugno - Il Piano nazionale di ripresa e resilienza come ultima chiamata per l’ammodernamento del Paese nelle sue infrastrutture di telecomunicazione?Più che un interrogativo o un auspicio, una vera e propria sollecitazione ad intervenire “presto e bene” quella partita dalla Cgil all’indirizzo del Governo nel confronto avviato quest’oggi con l’iniziativa “Connessioni strategiche”. Un confronto fra la Confederazione di Corso d’Italia, la Confindustria digitale col suo Presidente Cesare Avenia, Stefano Quintarelli già componente il gruppo di esperti sull’Intelligenza Artificiale della Commissione europea, il professore di TLC Francesco Vatalaro, dell’Università di Roma Tor Vergata, e la Slc (Sindacato lavoratori Comunicazione) presente con il Segretario generale Fabrizio Solari e il Segretario nazionale Riccardo Saccone, ed a cui ha partecipato la Sottosegretaria al Mise, Anna Ascani.La preoccupazione comune, emersa a partire dall’introduzione della Responsabile delle politiche di TLC della Cgil, Barbara Apuzzo e confermata con forza nell’intervento conclusivo di Emilio Miceli, Segretario confederale Cgil, è stata quella di concentrare gli sforzi verso scelte nette che evitino di sgretolare il settore, come avvenne con le liberalizzazioni e le privatizzazioni del passato. Valutazione condivisa e ribadita da Confindustria Digitale e dall’avvertenza di Cesare Avenia di non perdere il treno dello sviluppo, puntando su Rete e 5G a vantaggio non solo delle imprese ma anche di lavoratori e famiglie.Dopo un’analisi dell’attuale stato dell’arte e l’evidente forte ritardo del nostro Paese nell’asset forse più strategico delle moderne politiche industriali -emersi a chiare lettere anche negli interventi di Vatalaro e Quintarelli, lucidi e puntuali anche sulla necessità di allineare le polycies dei vari paesi-, già dalla relazione di Riccardo Saccone è stato possibile cogliere la spinta della Slc e della Cgil ad un intervento sulle telecomunicazioni che individui nell’incumbent nazionale il soggetto trainante intorno al quale costruire un sistema, certamente articolato, ma “che assicuri a tutti il diritto alla connessione”.“Se le scelte di politica industriale nei vari settori -sconcertante il caso mai risolto di Alitalia- hanno messo allo stremo l’ossatura produttiva del Paese consegnandola ai capitali esteri -ha detto Fabrizio Solari- questa occasione storica del Pnrr, e degli oltre 2 mld e mezzo che arriveranno dall’Europa, non deve consentirci nuovi macroscopici errori. Le scelte politiche, lungi dall’essere consegnate alle lobbies, devono essere figlie dell’interesse generale. Ecco perchè diciamo un SÌ senza riserve all’idea esposta qui dalla Sottosegretaria Ascani, di “usare il Pnrr per cambiare il modello di sviluppo”.No a nuovi ‘disastri’ -ha detto Solari- e, per le TLC, “spazio a Tim (che ha persino inventato la Sim) che va rilanciata con una nuova mission come pilastro della rete”.Il Pnrr prevede ingenti risorse non solo per le infrastrutture ma anche per il ‘digitale’, ha ragionato il Segretario di Slc, ed allora Il diritto alla connessione “è il nuovo diritto di cittadinanza -sono state le sue parole- e questo cambia l’ottica del problema: allora c’è un ruolo che lo Stato deve esercitare, anzi meglio, un obbligo”.Anche perchè il mercato “non è stato in grado di correggere i guasti -ancora più evidenti in tema di ambiente- che esso stesso ha generato” ha detto chiaramente Emilio Miceli. Zone “bianche” (quello a c.d. fallimento di mercato) e zone grigie e nere disegnano, per il Segretario confederale, una sperequazione che va sanata: “così come bisogna intervenire sull’analfabetismo digitale che richiede un piano di istruzione e formazione”.E se è vero come è vero che “il mercato va a produrre ricchezza dove c’è già, e si concentra su un’azione intensiva invece che estensiva” allora il ruolo dell’intervento pubblico -non solo regolatorio- è l’unica leva per creare crescita, sviluppo e benessere vero e diffuso, ricucendo questa Europa frammentata e ricucendo il nord ed il sud dell’Italia, mai così distanti”.Perchè nella società che sta nascendo nel ventre del postNovecento si tratta di riconoscere un nuovo ‘bene comune’: “la capacità di elevare le conoscenze, comunicare, connettersi, che deve essere alla portata di tutti”.