L’ultimo congresso della CGIL ha dedicato parte significativa del dibattito e delle proposte alla Contrattazione Sociale territoriale, e le Tesi approvate sono assai impegnative: “per una nuova politica di sviluppo sostenibile è fondamentale una localizzazione sul territorio che si proponga di favorire … la messa in sicurezza del territorio, il rispetto dell’ambiente, la valorizzazione del lavoro, la promozione di centri di formazione e di conoscenza … Occorre riannodare politiche pubbliche capaci di coniugare lavoro, diritti e stato sociale, prevedendo a tal fine strumenti operativi che facciano sistema tra i soggetti in campo” tesi 4 punto 10.

“Nel territorio inoltre può e deve trovare espressione piena la partecipazione democratica dei cittadini e delle loro associazioni … occorre applicare positivamente quanto previsto dall’art. 118 della Costituzione, che assegna allo Stato, alle Regioni e alle città metropolitane il compito di favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per attività di interesse generale. Il protagonismo e la partecipazione effettiva delle forze sociali e del terzo settore alla realizzazione di un’efficiente rete di servizi richiede un’amministrazione pubblica forte, ma non autoreferenziale, che incoraggi, sostenga e regoli l’iniziativa di chi si impegna nella società civile, che indichi e faccia rispettare parametri di qualità dei servizi al fine di soddisfare i bisogni dei cittadini e i diritti di chi lavora … proprio la responsabilità pubblica, infatti, garantisce la corretta diffusione di esperienze di cittadinanza attiva ad integrazione della rete dei servizi pubblici.” Tesi 7 punto 11.

Le Tesi e lo stesso documento conclusivo consegnano così impegni precisi per la contrattazione territoriale, sottolineando il suo carattere confederale, e ipotizzando anche l’adozione di strumenti idonei a favorire questo processo.
Successivamente, la Conferenza di Organizzazione della Cgil ha confermato e ulteriormente precisato che la contrattazione sociale, con particolare attenzione a quella territoriale, può contribuire a realizzare gli impegni assunti nel Congresso, per un reinsediamento della Cgil fondato sulla centralità del territorio e della confederalità.

Con la scelta di avviare, con la manifestazione dell’11 marzo 2009, una campagna sulla contrattazione sociale – che abbiamo chiamato “Welfare contro la crisi, e oltre” (collegata al “Piano anticrisi della Cgil”) – e di dar vita, insieme allo Spi, all’Osservatorio nazionale sulla Contrattazione Sociale, si è decisamente imboccata la strada indicata dai deliberati congressuali e della Conferenza di organizzazione.

Con questo primo Rapporto sulla Contrattazione Sociale intendiamo offrire una seppur parziale e sperimentale rilevazione della nostra azione nel territorio. Il Rapporto ci segnala concreti avanzamenti nelle tematiche affrontate nella contrattazione sociale territoriale e una considerevole capacità di aderire a nuove esigenze ed affrontare emergenze. E ci segnala che abbiamo ancora molto lavoro da fare.

L’Osservatorio può essere uno strumento che consente a ciascuno di noi, ad ogni livello di attività, di avere le informazioni e le conoscenze di ciò che avviene nei territori. Può consentire una maggiore capacità di lettura e di analisi delle trasformazioni sociali ed economiche, di ciò che ci sta intorno, ci permette di dotarci di strumenti idonei a rafforzare la nostra capacità di proposta e di progettazione Conoscere tutti ciò che facciamo, ci mette in condizione di rendere più nitido e percepibile il nostro “profilo negoziale”, di usare le differenti esperienze come ricchezze. I vari livelli e le differenti competenze negoziali e/o contrattuali debbono avere uno strumento che consenta l’evidenza del “buono” che si fa, ma anche di ciò che sarebbe necessario per migliorare ulteriormente. L’osservatorio non è il luogo della sintesi – che necessita di una sede politica – ma solo una delle pre-condizioni (di dotazione conoscitiva) per facilitare le scelte politiche.

Morena Piccinini, Segretaria Confederale Cgil

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