Nel mese di ottobre sono usciti 5 importanti rapporti: un nuovo rapporto dell’UNFCCC in preparazione della COP27, l’Emission gap Report 2022 dell’UNEP, il World Energy Outlook 2022 dell’IEA, il Rapporto “Tendenze e proiezioni in Europa 2022” della EEA e la ricerca di Banca d’Italia sugli effetti del cambiamento climatico sull’economia italiana.
I dati dei vari rapporti mettono in chiara evidenza la necessità di accelerare e rafforzare l’azione climatica, puntando su risparmio ed efficienza energetica e produzione nazionale da fonti rinnovabili, per evitare di precipitare nella catastrofe climatica già in atto, per far crescere l’occupazione, per garantirci sicurezza energetica e prezzi energetici più bassi, per aprire la strada ad un nuovo modello di sviluppo basato sull’equità, la pace, la giustizia sociale e la piena e buona occupazione. I rapporti ci dicono che siamo sulla strada sbagliata ma ancora in tempo per cambiare. Dobbiamo farlo con urgenza prima che sia troppo tardi. L’inazione avrà dei costi altissimi in termini di vite umane, distruzione e costi economici. La COP27 si apre in questi giorni in Egitto con questo scenario di riferimento ma nessuna prospettiva politica di cambiamento. Dalle prime  dichiarazioni del nuovo Governo sembra che l’Italia si presenterà anche a questo appuntamento guardando al passato. Fra i primi provvedimenti del nuovo governo non ci sono le misure urgenti per accelerare la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico di cui il nostro paese ha un estremo bisogno (es. un piano straordinario per la produzione nazionale di energia da fonti rinnovabili per ridurre la nostra dipendenza energetica che supera il 76%, una legge per il clima, i decreti attuativi per le comunità energetiche, il piano di adattamento al cambiamento climatico, ecc.).
Sui costi economici del cambiamento climatico in Italia è interessante leggere il Rapporto di Banca d’Italia, di cui abbiamo scritto su Collettiva.

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Anche se siamo in ritardo la strada della transizione ecologica è segnata e se il nostro paese non attuerà politiche industriali ed energetiche che guardano alle nuove tecnologie e ad un nuovo modello energetico rinnovabile e decentrato, le conseguenze sul mondo produttivo e sull’occupazione saranno devastanti.
La CGIL rivendica da anni una giusta transizione ecologica, molti documenti e piattaforme contengono le nostre proposte dettagliate e ambiziose che continueremo con ostinazione a portare avanti.
I 5 rapporti usciti ad ottobre di cui, nel documento che alleghiamo di seguito, riportiamo una sintesi e alcune grafiche, possono esserci di sostegno nelle nostre battaglie e rafforzare le nostre argomentazioni.